domenica 25 settembre 2011
Karel Kosik, "Dialettica del concreto"
mercoledì 18 agosto 2010
L'arnese subumano
mercoledì 28 luglio 2010
Nessuna pietà per i nemici del popolo!
venerdì 10 luglio 2009
L'ARNESE SUBUMANO
Tema della trasmissione: "Quella volta che vi hanno rotto l'oggetto a cui tenevate tanto".
Sms di un ascoltatore: "La donna delle pulizie mi ha rotto la puntina del giradischi, che io considero un figlio.
Licenziata la sera stessa!".
Sembra incredibile, sembra un'esagerazione, sembra una sciocchezza.
Sembra.
Si legge e subito la si dimentica, probabilmente perchè è così grave che non ci si bada più. O, probabilmente, perchè sono così tanti quelli che la pensano in modo simile da rendere l'episodio normale.
Chissà quante volte si è sentito dire di gente disposta addirittura ad uccidere chi danneggiasse un vetro o la vernice sulla carrozzeria dell'automobile.
O che si vantano di amare e rispettare più il proprio cane piuttosto che il collega di lavoro o il vicino di casa.
Massì dai, cosa vuoi che sia. Sono cose che si dicono, ma non si pensano realmente.
Siamo proprio sicuri?
Chi vuole pensarla in questo modo è, purtroppo, padrone di farlo. Ed è questo il motivo per cui divido gli esseri umani in "persone" e "mostri".
Una delle citazioni che preferisco è di Karl Marx, e recita: "Il risultato di tutte le nostre scoperte e del nostro progresso sembra essere che le forze materiali vengono dotate di vita spirituale e l'esistenza umana avvilita a forza materiale".
In poche parole, ecco il concetto di reificazione ossia la soggettivizzazione dell'oggetto.
La reificazione ha un legame imprenscindibile dal capitalismo, al quale interno i rapporti tra esseri umani vengono ridotti a rapporti tra le merci da essi prodotti.
Nel caso in questione, "la donna delle pulizie" non è un essere umano ma è un utensile di lavoro di cui si può disporre a proprio piacere. Come un chiodo, che quando si piega si getta via e se ne prende un altro.
sabato 20 giugno 2009
IO NON VOGLIO LASCIARMI MORIRE!
La curiosità è soddisfatta nello scoprire che la società giapponese stà subendo cambiamenti drastici; nella terra che fu dei samurai, oggi due terzi della popolazione maschile nella fascia d'età tra i venti e i trentacinque anni hanno scelto di essere "soshouku-kei" (erbivori), vivono con la mamma, non ambisce a carriere professionali e non pensa a farsi una famiglia nè ad avere rapporti di tipo sentimentale con l'altro sesso.
Cresce la tristezza quando scopro che il 40% dei maschi minge in posizione seduta per evitare rimproveri dalle donne o che indossa reggiseni perchè si sentono più tranquilli e sereni.
Passo, infine, al terrore nel realizzare tutto ciò e leggendo la conclusione dell'articolista:" Dopo la fine di queste idee di grandezza, il destino del Giappone e dei giapponesi, sembra incerto. Perchè bisogna lavorare e divorare? Meglio prendersela calma, meglio pascolare tra l'erba, perchè forse, chissà, è proprio l'anima del samurai che si sta estinguendo. E alla fine, forse, potrebbe anche non essere un male".
Ora, aldilà delle inutili considerazioni di carattere folkloristico del signor Sisci e aldilà delle mie preferenze di natura romantica, quel che terrorizza è il telone di nichilismo che avvolge oramai il mondo. E che fa sì che si consideri solamente da un punto di vista statistico il fatto che in Giappone il deficit sul Pil è del 180% o che quello del Sol Levante sia, dopo gli Usa, il secondo paese al mondo con il tasso più alto di povertà tra quelli più sviluppati.
Sicuramente farà piacere a molti sapere che la società nipponica stà cambiando anche dal punto di vista del sesso dominante, senza però rendersi conto dei pericoli che ciò comporta.
La mia critica potrebbe sembrare una difesa della società maschilista, ma in realtà vado oltre.
Si legge continuamente, negli ultimi tempi, che sempre più donne rinunciano (o sarebbero disposte a farlo, tranquillamente...) ad avere figli perchè lo considerano un ostacolo alla carriera professionale. Questo è, per me, terribile!
E' terribile è anche vedere che la società si sposta verso il dominio da parte delle donne, così come terribile è una società in cui dominano gli uomini sottomettendo le donne.
Il nichilismo è così tanto dentro noi che oramai non è così strano sentire affermare che "il genere umano è destinato all'estinzione", ed alcuni, addirittura, auspicano che ciò avvenga in anticipo rispetto alle previsioni.
Bisogna ribellarsi a questo modo di vedere, bisogna agire per la vita non per la morte.
domenica 24 maggio 2009
PARLER DE LA PLUIE ET DU BEAU TEMPS
Si badi, non la "metereologia" (che è quella "parte della geofisica che studia i processi che hanno luogo nell'atmosfera e le loro influenze sul clima") ma la sua versione radio-televisiva in stile show.
Ora, senza naturalmente esagerare, riconosco che in particolari periodi sia utile sapere se "domani pioverà" o sarà "nuvoloso", ma non è pasquetta tutti i giorni.
Pur nonostante, per molte più persone di quel che crediamo, il "meteo" ha importanza fondamentale, al pari del suo "cugino" oroscopo.
Ricordo, ad esempio, due film in cui risulta questa importanza: in "Seven" c'è la scena in cui Pitt e Freeman individuano il nascondiglio del serial killer e, leggendone i quaderni, scoprono che vomita addosso ad un passeggero del metrò che gli parla del tempo;
in " The Weather Man" Nicholas Cage, ogni volta che incrocia un telespettatore, diventa bersaglio del lancio di dolci o bevande perchè sbaglia le previsioni.
Il meteo, come appunto il cugino oroscopo, è una necessità nella nostra società, o meglio la nostra società è strutturata in maniera tale che il meteo occupi un posto di rilievo. Perchè permette un'azione fondamentale all'essere umano, la comunicazione.
Basta guardarsi attorno per capirlo.
A nessuno interessa un fico secco della vita altrui, e questo è un portato dell'eccessivo individualismo d'accordo, ma possediamo un istinto naturale a cui dobbiamo rendere conto: la socialità. Per cui socializziamo sulla base di assolute inutilità: "hai visto che pioggia? Speriamo che smetta", "il mio oroscopo diceva che ieri dovevo morire, ma sono fortunato!", "ha fatto bene Anna Piccioni a mollare Stefano Strappetti..." e via dicendo.
Tutto ciò non è il sintomo di una specie di idiozia dilagante ma è il risultato della schiacciante vittoria del nichilismo e del postmodernismo.
Il meteo, l'oroscopo, il gossip e le innumerevoli altre "vaccate" (pardon!) esistenti restituiscono (in parte) quel che è stato scippato: la speranza.
Qualcuno tenta di resistere, infatti scientisti e teologi si schiaffeggiano a vicenda, pur perseguendo un fine simile.
Insomma, l'essere umano ha bisogno di uno scopo, un sogno, un'utopia. E se gli viene a mancare, se la inventa.
Concludendo, la necessità non è dunque "eliminare" meteo, oroscopi e varie, ma ripristinare una delle priorità fondamentali dello spirito umano che, tra l'altro, è anche quella che ci rende differenti da molte specie animali: la speranza nel futuro.
venerdì 8 maggio 2009
DISGUSTARIO 2009
martedì 28 aprile 2009
AH, MA ALLORA E' UNA PERSECUZIONE....
venerdì 20 febbraio 2009
LA PARALISI
giovedì 19 febbraio 2009
E' IL POSTMODERNO, BABY.
lunedì 19 gennaio 2009
RIGUARDO ALLA FATICOSA ALBA
mercoledì 30 luglio 2008
Mutatis mutandis
martedì 29 luglio 2008
venerdì 25 luglio 2008
Dogma non dogma, questo è il problema...
Ci risiamo!
Nello stralcio d'intervista che segue, pubblicata sul numero 11 della rivista "Diogene", il filosofo Giulio Giorello si dichiara favorevole alla libertà di pensiero.
Peccato che la libertà di cui parla non è la libertà per tutti.
D: «Nel suo saggio “Di nessuna chiesa”, Lei cita l'antropologo Clifford Geertz per il quale la società aperta sarebbe una sorta di "bazar levantino", caotico quanto si vuole, ma in cui ognuno ha il suo posto di vendita. Ritiene che una certa confusione sia un segno salutare di una società libera?»
R: «And from the very beginning there was dissension and confusion, ebbe a scrivere Karl Popper in un celebre intervento poi incluso in “Congetture e confutazioni”. Non stava facendo una qualche esegesi vetero-testamentaria, anche se il suo inglese ricorda quello della Versione Autorizzata di Re Giacomo (VI di Scozia e I di Inghilterra), bensì stava parlando dello "scisma" della fisica novecentesca, in particolare della controversia tra Albert Einstein e Niels Bohr a proposito della struttura e del significato della meccanica quantistica. Basterebbe pensare alle ricadute di quella memorabile battaglia di giganti, in particolare ai dibattiti susseguiti al celebre teorema di John Bell, per capire come una disparità di opinioni e persino un'atmosfera da bazar giovino "sul lungo periodo" alla crescita della conoscenza.
Vale lo stesso per la società civile? Si, almeno se pensiamo che un modello di società aperta sia stato costituito inizialmente da quella che Galileo chiamava "la Republica delle Lettere", cioè la comunità dei "virtuosi" in "filosofia naturale", oggi diremmo scienza, via via strutturatasi in accademie e istituti di ricerca. Si tratta di un elemento fondamentale del processo di modernizzazione; anzi, del tipo di "rete" intellettuale e sociale che ha segnato lo stacco dal "tempo dei maghi", per usare la pregnante caratterizzazione dello storico della scienza Paolo Rossi. Ovviamente, il mondo è anche pieno di persone che temono questo tipo di caos: o si tratta di gente vile, gente cioè che vorrebbe edificare il patto sociale sulle paure, un pessimo materiale da costruzione, o di personaggi molto astuti che deplorano il bazar perché vorrebbero aver loro il controllo della merce esposta. Usurpatori.»
(...)
D: «Michel Onfray sostiene che nel dibattito fra razionalità scientifica e fede lo Stato non dovrebbe essere neutro, ma sostenere e promuovere la scienza e l'etica laica. Lei condivide tale affermazione?»
R: «Onfray può ovviamente sostenere quello che vuole. Ma i suoi argomenti mi sembrano molto deboli. Per esempio, vedasi il volume collettivo "Atei o credenti. Filosofia, politica, etica, scienza" (Fazi editore, 2007), ove i suoi due partner, Paolo Flores D'Arcais e Gianni Vattimo, non mi sembrano presentare tesi migliori. Io rimango un seguace di Thomas Jefferson, il "risoluto ribelle" della Virginia poi diventato terzo presidente degli Stati Uniti, il quale era cristallino nel sostenere che anche una scienza di Stato sarebbe un'ulteriore versione della tirannide .
(...)
Il filosofo John Stuart Mill fu fautore del diritto dei popoli di dichiararsi indipendenti da altri popoli, e sostenne le rivendicazioni degli Stati Uniti e dell'Irlanda. Ma, al tempo della Guerra Civile americana, non era certo tenero con le dichiarazioni di indipendenza dei vari Stati secessionisti del Sud schiavista, dal momento che in tali Stati uscire dall'Unione significava perpetuare l'oppressione dei neri. Dunque, ogni "principio" va valutato applicazione per applicazione sulla base delle conseguenze che esso potrebbe produrre.»
D: «Maurizio Ferraris sostiene che l'attuale ritorno della religiosità sia un fenomeno superficiale: il credente poco o nulla sa della religione, crede nel Papa, non nei dogmi. Alla domanda "in cosa crede chi crede" Ferraris così risponde:"Al Papa della televisione. Lei come risponderebbe?»
R: «Semplicemente così: sono fatti loro! A me non interessano le credenze dei cattolici italiani, o dei protestanti nordirlandesi o degli islamici sull'altra sponda del Mediterraneo. Mi interessano le loro azioni. Se violano la "mia" libertà, intesa come dispiegamento delle mie preferenze, quelle che Joseph Ratzinger chiama sprezzantemente "voglie", la risposta non può essere che una: lotta senza quartiere.»
(...)
???.....Mi sono perso qualcosa?
Quindi nel "bazar" le sue libertà non sono contemplate?E di cosa si è parlato, allora, finora?
sabato 21 giugno 2008
La forza del pensiero "debole"
Egli mischia, non casualmente, diversi punti e, così facendo, trae la soluzione del dilemma sulla libertà.
A partire dal titolo si notano incongruenze di carattere propagandistico, infatti, secondo lui un carattere naturale umano, la ragione, fondendosi con un carattere storico, il desiderio, darebbero luogo alla libertà, ossia una necessità naturale.
Il lavoro propagandistico procede con la trasformazione, in idealismo nietzscheano (volontà di potenza desiderante), del materialismo di Spinoza: «L'esperienza, non meno che la ragione, insegna che gli esseri umani credono di essere liberi solo perché sono consapevoli delle proprie azioni ma ignari delle cause da cui sono determinate, e inoltre che i decreti della mente non sono altro che gli appetiti stessi, e perciò sono differenti a seconda della diversa disposizione del corpo»; e continua: «Diceva Spinoza:"Quanto più uno è in grado di ricercare il proprio utile, tanto più è dotato di virtù. Al contrario, quanto più uno trascura di conservare il proprio utile, tanto più è impotente". (…), questo tipo di utilitarismo è tutt'altro che egoismo — come vuole uno stereotipo diffuso. Piuttosto, esso è alla radice della stessa vita associata, ove gli esseri umani tramutano situazioni di pura competizione per le risorse in occasioni di cooperazione. Tutto questo avviene attraverso una percezione razionale dei propri interessi, senza nessun appello a valori comuni o ad assoluti religiosi. E' da qui che mi pare opportuno partire per una democrazia pluralistica che tenga conto della differenza delle idee come della diversità dei corpi. C'è chi la bolla sbrigativamente come "relativismo", mentre alcuni temono che questo tipo di approccio riduca i cosiddetti valori a semplici preferenze.»; ecco ricomparire la volontà di potenza, ossia confondendo la necessità della specie con l'utilitarismo capitalistico.Ma proseguiamo.«Mi si obietta: se la libertà stà nel superamento delle costrizioni ai movimenti e alle azioni dei soggetti, perché non dovrebbero lasciare allora spazio a pedofili o a sadici che, dopo tutto, potrebbero invocare a giustificazione le loro voglie o i loro appetiti? La risposta è semplice: come ben sanno i teorici dell'utilitarismo sia i migliori dei loro critici, vanno accettate le preferenze che riguardano noi e non quelle che coinvolgono altri! Ovvero agli altri non dovremmo nemmeno fare quello che vorremmo fosse fatto a noi: potrebbero avere gusti differenti. Questa regola ci mette al riparo non solo da sadici, pedofili, eccetera, ma anche da benefattori inopportuni. Per dirla ancora con Spinoza, "chi per semplice affetto si adopera perché gli altri amino ciò che egli ama e vivano secondo il suo sentimento agisce solo per impulso e perciò è odioso specialmente a quelli che trovano piacere in altre cose". Sotto questo profilo, mi paiono odiosi in egual misura sadici, pedofili e fanatici di ogni risma».
Anzitutto viene da chiedersi quale dovrebbe essere l'impulso che ci fa rifiutare o accettare determinati comportamenti in quanto considerati giusti o sbagliati?
Ed altre domande che si potrebbero porre saranno: chi decide cosa? chi decide di decidere? in base a cosa, colui che decide, decide appunto? eccetera eccetera.
Stabiliamo, una volta per tutte, che nel momento in cui l'uomo, utilizzando la reificazione, ha delegato il proprio potere decisionale al modo di produzione dominante esso, inevitabilmente, ci ha condotti nel tempo dell'«ultimo uomo» nietzscheano.
Questo tipo di visione, che ovviamente terrorizza in quanto portatrice di caos, stabilisce, come soluzione migliore, di confondere il tutto con la visione del tempo del «Superuomo».
La morale, che è anche gestante del concetto di libertà, non si può ricercare o stabilire dal nulla ma è, necessariamente, frutto delle conoscenze empiriche; ecco perché stabilire una morale che non tiene conto delle situazioni reali significa aprire le porte al caos dell'«ultimo uomo».
Anziché stabilirlo sarebbe utile considerare e studiare profondamente il concetto di libertà già esistente in natura, in quella stessa natura che il capitalismo ha derubato all'Uomo.
domenica 8 giugno 2008
Opinioni.

venerdì 30 maggio 2008
Libertà?
lunedì 26 maggio 2008
Lavaggi mentali.
giovedì 15 maggio 2008
Bentornato Max...*(???)
lunedì 5 maggio 2008
Le certezze incerte.
Questa è la conferma che non viviamo in uno Stato laico!
Da un lato viene accettato il nichilismo con tutte le sue contraddizioni, tra le quali spicca il postmodernismo e il suo assoluto culto della "verità=non-verità=verità", in quanto struttura protettrice del sistema capitalistico; dall'altro viene negata l'utilità del relativismo.
Il vero paradosso è avere una considerazione positiva di un movimento che rifiutà l'oggettività anzi, meglio, che rifiuta e accetta, di volta in volta, a piacere l'oggettività che più aggrada in determinate condizioni.
Questo genere di eclettismo, che riconosce l'universale disoggettività (ma anche riconoscere un'universale disoggettività è un riconoscimento di un'oggettività!), che nega l'importanza ontologica dell'esistente e che, contemporaneamente, però riconosce l'immutabilità della natura e afferma che l'unica ontologia possibile è quella religiosa, è il vero pericolo in una società che si dice, o si propone, come esempio di democrazia.
Ecco come la religione viene usata per controllare le masse.
Tutto sommato, si comprendono i motivi ideologici che spingono verso questo atteggiamento, quel che invece si fatica ad accettare è l'inermità del Partito Democratico.
Il delinearsi di un'unione di intenti, sotto questo punto di vista, rivela la non-democraticità del nascente sistema bipartitico. Questo è inaccettabile.