Nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini ha sottolineato che la democrazia, più che dall'utopico richiamo alle ideologie del secolo scorso, è minacciata da "un'eccessivo relativismo culturale".
Questa è la conferma che non viviamo in uno Stato laico!
Da un lato viene accettato il nichilismo con tutte le sue contraddizioni, tra le quali spicca il postmodernismo e il suo assoluto culto della "verità=non-verità=verità", in quanto struttura protettrice del sistema capitalistico; dall'altro viene negata l'utilità del relativismo.
Il vero paradosso è avere una considerazione positiva di un movimento che rifiutà l'oggettività anzi, meglio, che rifiuta e accetta, di volta in volta, a piacere l'oggettività che più aggrada in determinate condizioni.
Questo genere di eclettismo, che riconosce l'universale disoggettività (ma anche riconoscere un'universale disoggettività è un riconoscimento di un'oggettività!), che nega l'importanza ontologica dell'esistente e che, contemporaneamente, però riconosce l'immutabilità della natura e afferma che l'unica ontologia possibile è quella religiosa, è il vero pericolo in una società che si dice, o si propone, come esempio di democrazia.
Ecco come la religione viene usata per controllare le masse.
Tutto sommato, si comprendono i motivi ideologici che spingono verso questo atteggiamento, quel che invece si fatica ad accettare è l'inermità del Partito Democratico.
Il delinearsi di un'unione di intenti, sotto questo punto di vista, rivela la non-democraticità del nascente sistema bipartitico. Questo è inaccettabile.
Questa è la conferma che non viviamo in uno Stato laico!
Da un lato viene accettato il nichilismo con tutte le sue contraddizioni, tra le quali spicca il postmodernismo e il suo assoluto culto della "verità=non-verità=verità", in quanto struttura protettrice del sistema capitalistico; dall'altro viene negata l'utilità del relativismo.
Il vero paradosso è avere una considerazione positiva di un movimento che rifiutà l'oggettività anzi, meglio, che rifiuta e accetta, di volta in volta, a piacere l'oggettività che più aggrada in determinate condizioni.
Questo genere di eclettismo, che riconosce l'universale disoggettività (ma anche riconoscere un'universale disoggettività è un riconoscimento di un'oggettività!), che nega l'importanza ontologica dell'esistente e che, contemporaneamente, però riconosce l'immutabilità della natura e afferma che l'unica ontologia possibile è quella religiosa, è il vero pericolo in una società che si dice, o si propone, come esempio di democrazia.
Ecco come la religione viene usata per controllare le masse.
Tutto sommato, si comprendono i motivi ideologici che spingono verso questo atteggiamento, quel che invece si fatica ad accettare è l'inermità del Partito Democratico.
Il delinearsi di un'unione di intenti, sotto questo punto di vista, rivela la non-democraticità del nascente sistema bipartitico. Questo è inaccettabile.
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