lunedì 5 maggio 2008

Le certezze incerte.

Nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini ha sottolineato che la democrazia, più che dall'utopico richiamo alle ideologie del secolo scorso, è minacciata da "un'eccessivo relativismo culturale".
Questa è la conferma che non viviamo in uno Stato laico!
Da un lato viene accettato il nichilismo con tutte le sue contraddizioni, tra le quali spicca il postmodernismo e il suo assoluto culto della "verità=non-verità=verità", in quanto struttura protettrice del sistema capitalistico; dall'altro viene negata l'utilità del relativismo.
Il vero paradosso è avere una considerazione positiva di un movimento che rifiutà l'oggettività anzi, meglio, che rifiuta e accetta, di volta in volta, a piacere l'oggettività che più aggrada in determinate condizioni.
Questo genere di eclettismo, che riconosce l'universale disoggettività (ma anche riconoscere un'universale disoggettività è un riconoscimento di un'oggettività!), che nega l'importanza ontologica dell'esistente e che, contemporaneamente, però riconosce l'immutabilità della natura e afferma che l'unica ontologia possibile è quella religiosa, è il vero pericolo in una società che si dice, o si propone, come esempio di democrazia.
Ecco come la religione viene usata per controllare le masse.
Tutto sommato, si comprendono i motivi ideologici che spingono verso questo atteggiamento, quel che invece si fatica ad accettare è l'inermità del Partito Democratico.
Il delinearsi di un'unione di intenti, sotto questo punto di vista, rivela la non-democraticità del nascente sistema bipartitico. Questo è inaccettabile.

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