giovedì 15 maggio 2008

Bentornato Max...*(???)

Era in programma da tempo la conferenza di presentazione dell'ultimo libro di Diego Fusaro, e si è svolta ieri sera nella saletta interna alla libreria Comunardi qui a Torino. Oltre all'autore dovevano essere presenti due filosofi torinesi, Costanzo Preve e Gianni Vattimo, ma il secondo alla fine non si è visto e l'assenza è stata giustificata da motivi di salute.Il libro in questione si intitola "Karl Marx e la schiavitù salariata, uno studio sul lato cattivo della storia."
Come era immaginabile la sala traboccava di gente che è subito stata gelata dall'annuncio di Preve riguardo all'assenza "della star della serata" (parole di Preve).
Non è mia intenzione fare un resoconto dettagliato della serata quanto risaltare la tesi che l'autore sviluppa nel suo scritto ossia, appunto, la schiavitù salariata in Marx.
E' necessario premettere che, come giustamente fa notare Preve, in Italia è assente un dibattito sulla marxologia, tuttavia sono presenti diversi pensatori di alto livello tra cui il Fusaro.Quel che l'autore riesce a fare è rilevare una quasi ossessiva riproposizione del concetto di schiavitù nei vari scritti di Marx.
Mi permetto di dire che non è un caso, ma piuttosto è una grave mancanza, da parte degli studiosi di Marx e degli intellettuali di sinistra, non aver colto questo punto fondamentale del suo pensiero.
L'atteggiamento, a mio parere erroneo, messianico dei marxisti ortodossi, e perciò il reiterato tentativo di riproposizione di uno schema in maniera dogmatica senza tenere conto delle diverse situazioni storiche (quindi una comprensione non esaustiva della dialettica), non ha permesso lo svelamento di un tema di primaria importanza al fine della comprensione dello sviluppo del sistema di produzione capitalistico.
Ma veniamo al punto.
Nel mondo antico lo schiavo era proprietà del padrone il quale, per preservare questo suo bene, proteggeva e manteneva lui e la sua famiglia; nel mondo moderno, formalmente e giuridicamente, il lavoratore dipendente viene considerato libero ma, di fatto, è uno scambiatore di merci tanto quanto un agricoltore o un falegname, l'unica differenza è che egli scambia sè stesso, la sua vita. In sostanza è uno schiavo ma salariato e, per di più, in quanto formalmente libero, il padrone non si sente in obbligo di preservare la di lui vita, in quanto non più una sua proprietà.
Il cosiddetto "progresso" ha prodotto un vero e proprio "regresso".
Secondo Preve, e condivido pienamente questa visione, la fase che inevitabilmente si prospetta (secondo lui è appena l'inizio; secondo me è praticamente già in atto quasi in modo avanzato direi) è la pauperizzazione delle classi medie e la conseguenza, altrettanto inevitabile, sarà un'ipotesi di lotta in senso fascista o socialista.
*:Il titolo volutamente, in questo caso, errato è una provocazione alla probabile provocazione attuata dal quotidiano "La Stampa" il quale, nella pagina dedicata agli eventi del giorno, proponeva questo refuso. Ognuno naturalmente può intendere la cosa nel modo che più gli piace, a mio parere in ogni caso è inaccettabile che uno dei massimi giornali italiani non proceda in un più scrupoloso controllo del suo prodotto o che, malignamente, "sbagli" con accuratezza.

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