martedì 3 luglio 2018

La camiseta de Dios.

Gli inglesi, gli argentini e, più in generale, tutti gli appassionati di calcio non possono non ricordare la sfida di Coppa del Mondo svoltasi in Messico nel 1986 tra Argentina e Inghilterra. 
Quattro anni prima gli eserciti dei due stati si erano scontrati nella guerra delle isole Malvine, causando circa mille morti tra le parti e che avevano visto gli inglesi vincere. 
Il 22 giugno allo stadio Azteca di Città del Messico si presentava per l'Argentina un'occasione di riscatto. E Maradona con tutta la sua classe la sfruttò appieno, segnando con un colpo da maestro rimasto nella storia come "la mano de Dios" e raddoppiando con un gol spettacolare dopo aver dribblato mezza squadra avversaria. Quel match dei quarti di finale si concluse 2-1 e decretando l'eliminazione dell'Inghilterra.
La vendetta era compiuta.

Questa è storia e, come dicevo, tutti gli appassionati di calcio con più di 36 anni non possono non ricordarla.
Ma questa storia ne racchiude un'altra a dir poco particolare, anzi unica.
Ovvero la storia della Camiseta Unica.
Con la vittoria dell'Inghilterra nel sorteggio per la scelta della maglia di gioco, si presenta per l'Argentina un grosso problema.
"Le coq sportif", sponsor tecnico della Albiceleste, per la versione classica a strisce verticali aveva preparato delle casacche molto leggere dotate di un sistema "Air-Tech" in grado di assorbire il sudore, ma purtroppo non erano disponibili quelle per la versione da trasferta.
Questo problema era stato riscontrato nella partita precedente vinta contro l'Uruguay.
"Le casacche erano troppo pesanti con quel gran caldo. Abbiamo giocato alle 13:00 ora locale in estate sotto un sole terribile. Le maglie in cotone che abbiamo usato contro l'Uruguay provocavano molto caldo. I giocatori sudavano molto velocemente", ricorda Carlos Bilardo nella sua biografia.
Il C.T. minacciò di rifiutarsi di mandare in campo la squadra e la federazione chiese a Le Coq Sportif di preparare delle maglie come quelle della versione principale, ma l'azienda rispose che non sarebbe riuscita a farlo per tempo.
Allora, come spesso accade in casi estremi, un dirigente ebbe un'idea e mandò un funzionario della federazione a cercare un'alternativa. Il giovane funzionario tornò con due varianti blu di casacca, Maradona vide quelle maglie e di quella a strisce di due blu differenti disse: "Quanto è bella questa maglietta. Con questa vinceremo sull'Inghilterra!".
La scelta era compiuta e tutti si ritennero soddisfatti.
Rimaneva un dettaglio, a tutte le maglie mancavano i numeri e il logo dell'AFA.
I dirigenti chiesero aiuto alla federazione messicana che fornì un progettista per la creazione del logo e una squadra di sarte per ricamarlo sulle maglie insieme ai numeri.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, infatti se si confrontano le maglie si può notare che il logo della federazione è diverso dall'originale e anche i numeri lo sono, color argento e non bianco e diversi nella grafica.
Non manca in questa particolare storia l'«ateo» della situazione, ovvero il portiere Pumpido costretto a indossare la sua divisa per tutte le partite del mondiale, il quale dichiarerà: "Ciò che ci preoccupava di meno erano gli abiti che indossavamo. Eravamo interessati solo a vincere, non ci siamo preoccupati di nient'altro". 
Ma non sarà sufficiente a cancellare l'alone di magia che circonda quella partita.
Ci sono maglie che entrano nella storia. Per il titolo vinto, per l'idolo che l'ha vestita, dalla mossa che è rimasta nella memoria, o semplicemente perché sono modelli unici, improvvisati, mai usati di nuovo. A volte tutti questi fattori si uniscono. E quella maglia era diventata un pezzo raro, di valore inestimabile per chiunque lo indossasse.
Ma questa storia particolare non è finita.
Una maglietta del genere, unica, sarà sicuramente conservata in una cassaforte a Buenos Aires, giusto? Sbagliato.
Il pezzo raro è in "terra nemica": esposto al National Football Museum di Manchester, in Inghilterra. 
"La maglietta viene esposta al National Football Museum di Manchester. Si prendono cura di lei per me, ma la maglia è mia", chi parla è Steve Hodge, centrocampista di quell'Inghilterra.
Hodge fino a quella partita non aveva scambiato maglie con nessuno, nutre ammirazione per il fuoriclasse argentino e vuole tenersi il momento per sè, al punto che lo scambio non avvenne sul campo ma nel corridoio verso gli spogliatoi.
"Non sapevo che non fosse la maglia originale dell'Argentina. E non ho idea di quanto possa oggi valere", ha detto.
Tre decenni dopo, si stima che possa valere più di 500.000 sterline.

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