venerdì 25 luglio 2008

Dogma non dogma, questo è il problema...

Ci risiamo!
Nello stralcio d'intervista che segue, pubblicata sul numero 11 della rivista "Diogene", il filosofo Giulio Giorello si dichiara favorevole alla libertà di pensiero.
Peccato che la libertà di cui parla non è la libertà per tutti.
D: «Nel suo saggio “Di nessuna chiesa”, Lei cita l'antropologo Clifford Geertz per il quale la società aperta sarebbe una sorta di "bazar levantino", caotico quanto si vuole, ma in cui ognuno ha il suo posto di vendita. Ritiene che una certa confusione sia un segno salutare di una società libera?»
R: «And from the very beginning there was dissension and confusion, ebbe a scrivere Karl Popper in un celebre intervento poi incluso in “Congetture e confutazioni”. Non stava facendo una qualche esegesi vetero-testamentaria, anche se il suo inglese ricorda quello della Versione Autorizzata di Re Giacomo (VI di Scozia e I di Inghilterra), bensì stava parlando dello "scisma" della fisica novecentesca, in particolare della controversia tra Albert Einstein e Niels Bohr a proposito della struttura e del significato della meccanica quantistica. Basterebbe pensare alle ricadute di quella memorabile battaglia di giganti, in particolare ai dibattiti susseguiti al celebre teorema di John Bell, per capire come una disparità di opinioni e persino un'atmosfera da bazar giovino "sul lungo periodo" alla crescita della conoscenza.
Vale lo stesso per la società civile? Si, almeno se pensiamo che un modello di società aperta sia stato costituito inizialmente da quella che Galileo chiamava "la Republica delle Lettere", cioè la comunità dei "virtuosi" in "filosofia naturale", oggi diremmo scienza, via via strutturatasi in accademie e istituti di ricerca. Si tratta di un elemento fondamentale del processo di modernizzazione; anzi, del tipo di "rete" intellettuale e sociale che ha segnato lo stacco dal "tempo dei maghi", per usare la pregnante caratterizzazione dello storico della scienza Paolo Rossi. Ovviamente, il mondo è anche pieno di persone che temono questo tipo di caos: o si tratta di gente vile, gente cioè che vorrebbe edificare il patto sociale sulle paure, un pessimo materiale da costruzione, o di personaggi molto astuti che deplorano il bazar perché vorrebbero aver loro il controllo della merce esposta. Usurpatori.
»
(...)
D: «Michel Onfray sostiene che nel dibattito fra razionalità scientifica e fede lo Stato non dovrebbe essere neutro, ma sostenere e promuovere la scienza e l'etica laica. Lei condivide tale affermazione?»
R: «Onfray può ovviamente sostenere quello che vuole. Ma i suoi argomenti mi sembrano molto deboli. Per esempio, vedasi il volume collettivo "Atei o credenti. Filosofia, politica, etica, scienza" (Fazi editore, 2007), ove i suoi due partner, Paolo Flores D'Arcais e Gianni Vattimo, non mi sembrano presentare tesi migliori. Io rimango un seguace di Thomas Jefferson, il "risoluto ribelle" della Virginia poi diventato terzo presidente degli Stati Uniti, il quale era cristallino nel sostenere che anche una scienza di Stato sarebbe un'ulteriore versione della tirannide .
(...)
Il filosofo John Stuart Mill fu fautore del diritto dei popoli di dichiararsi indipendenti da altri popoli, e sostenne le rivendicazioni degli Stati Uniti e dell'Irlanda. Ma, al tempo della Guerra Civile americana, non era certo tenero con le dichiarazioni di indipendenza dei vari Stati secessionisti del Sud schiavista, dal momento che in tali Stati uscire dall'Unione significava perpetuare l'oppressione dei neri. Dunque, ogni "principio" va valutato applicazione per applicazione sulla base delle conseguenze che esso potrebbe produrre.»
D: «Maurizio Ferraris sostiene che l'attuale ritorno della religiosità sia un fenomeno superficiale: il credente poco o nulla sa della religione, crede nel Papa, non nei dogmi. Alla domanda "in cosa crede chi crede" Ferraris così risponde:"Al Papa della televisione. Lei come risponderebbe?»
R: «Semplicemente così: sono fatti loro! A me non interessano le credenze dei cattolici italiani, o dei protestanti nordirlandesi o degli islamici sull'altra sponda del Mediterraneo. Mi interessano le loro azioni. Se violano la "mia" libertà, intesa come dispiegamento delle mie preferenze, quelle che Joseph Ratzinger chiama sprezzantemente "voglie", la risposta non può essere che una: lotta senza quartiere.»
(...)
???.....Mi sono perso qualcosa?
Quindi nel "bazar" le sue libertà non sono contemplate?E di cosa si è parlato, allora, finora?

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