mercoledì 28 luglio 2010

Nessuna pietà per i nemici del popolo!



Nel blog collettivo a cui partecipo, ho inserito una citazione di Lenin che considero un autentico manifesto della capacità di utilizzare la dialettica.
Essa recita:
"Non siamo pacifisti.
Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo".
Parto da qui perchè sono gravemente infastidito da un certo perbenismo che negli ultimi tempi ha inquinato il pensiero di una consistente fazione nell'ambito comunista rivoluzionario.
L'avviso di Lenin è perentorio. Dichiararsi "non pacifisti", non significa chiudere gli occhi e disinteressarsi o partecipare alle guerre imperialiste, ma significa lanciare alle borghesie mondiali un messaggio inequivocabile, quello cioè di non essere disposti a sottomettersi alle sue vessazioni nei confronti del proletariato.
Essere comunisti e rivoluzionari non significa essere velleitari e lanciarsi a mani nude contro i cannoni, ma significa considerare e valutare i rapporti di forza tra le squadre in campo.
Sempre e comunque. Perché non tenere in considerazione questo punto determina, nella stragrande maggioranza dei casi, la condanna a morte di centinaia di migliaia di proletari.
Proprio in base al contrario di questo principio, l'instancabile e solerte movimento controrivoluzionario, prima, e una determianta corrente cultural-ideologica, oggi, che, lavorando al servizio di una egemonica visione che pretende l'accettazione acritica della società capitalista, vorrebbero mettere sullo stesso piano Hitler e Stalin, considerati raffigurazioni sotto forma umana del Male assoluto, e quindi fascismo e comunismo.
La differenza, per noi sostanziale, è che gli obiettivi del primo erano e sono i medesimi obiettivi della borghesia mondiale e la sua persecuzione da parte di altri Stati borghesi non erano mossi da chissà quale morale se non l'unica riconosciuta come suprema all'interno dell'impianto capitalistico, quella della sottomissione.
Di contro, per quanto mi riguarda, gli obiettivi del secondo erano e sono i medesimo che muovono i comunisti rivoluzionari.
E la parentesi si chiude qui.
Ai perbenisti e ai rivoluzionari da operetta voglio dire che il giudizio morale della società borghese non interessa ai comunisti rivoluzionari. Ai comunisti rivoluzionari l'unica cosa che interessa è l'emancipazione del proletariato dal giogo capitalista. Ai comunisti rivoluzionari interessa la soppressione delle classi sociali.
E scandalizzarsi davanti a determinati comportamenti significa già essere parte di una società corrotta in cui non ci si scandalizza se milioni di esseri umani patiscono la fame e la sete o che milioni di altri per mangiare siano costretti alla schiavitù.

Nessun commento: