lunedì 29 giugno 2009

LA GELOSIA

La gelosia è una brutta bestia.
Non è il contrario dell'amore, e, anzi, in molti casi, non ha proprio niente a che fare con l'amore.
In realtà non avrebbe nemmeno niente a che fare con l'Uomo, nel senso che in natura un sentimento simile non esiste, ma il condizionale è d'obbligo perchè è più logico affermare ciò che esiste piuttosto di quel che è "meglio" ma ancora (o non più) non esiste, e quindi non è logico affermare che ogni genere di brutalità esistente non è naturale in quanto, se generata da un essere vivente, essa è naturale (dall'omicidio allo stupro, alla pedofilia, all'incesto, eccetera).
Ma torniamo al punto.
La gelosia, dicevo, è una brutta bestia, ma come nasce questo sentimento? Ovviamente non è il caso di dilungarsi negli innumerevoli e differenti casi, si sappia che esso nasce per rivalsa. Rivalsa, sì!
Esso è il tentativo che il nostro Io attua nei confronti di un'imposizione: l'ineguaglianza.
Quando nasciamo, e fino a quando non giungiamo ad avere coscienza di noi stessi e degli altri, siamo liberi da questa imposizione, quel che necessita per la nostra sopravvivenza ci viene assicurato. Nel momento in cui, però, ci rendiamo conto che uno o più nostri simili ricevono più attenzione di quelle che riceviamo noi, ecco che scatta il meccanismo difensivo.
Attenzione, però, a non confondere la gelosia con l'egoismo. Il primo è un riflesso difensivo, il secondo è offensivo.
In origine, quando cioè non abbiamo coscienza di noi, "non siamo ancora".
Poi, con la consapevolezza di "essere", ci accorgiamo di non essere soli. E ciò avviene perchè la nostra esistenza, in questo caso spirituale non solo fisica, viene confermata dal confronto con altri simili.
Più tardi subentrano determinazioni sociali che ci permettono analisi della realtà più complesse.
In conclusione, la gelosia è una conseguenza dei rapporti sociali, ma di rapporti sociali ingiusti, corrotti, non paritari.

mercoledì 24 giugno 2009

NESSUNA PIETA' PER CHI UCCIDE UN LAVORATORE!

Mentre governo e opposizione si smanacciano gli organi sessuali per festeggiare le "vittorie" elettorali, il processo contro la Eternit continua.
Di particolare interesse le ultime scoperte.
Pare infatti che i manager fossero addestrati a dire il falso o comunque a negare ogni addebito sui pericoli derivanti dall'amianto.
Interessante scoprire che, secondo i vertici dell'azienda, il cancro ai polmoni che ha causato tremila tra morti e malati in Italia, e altrettanti in Francia, sarebbe causato esclusivamente dal fumo di sigaretta negando così l'esistenza di una malattia direttamente correlata: l'asbestosi.
Altrettanto interessante scoprire che il rapporto (risalente al 1976!) del signor Robock, responsabile del Servizio di Sicurezza sul Lavoro dell'Associazione Commerciale Cemento Amianto tedesca (Wirtschaftsverband Asbestzement), in cui si consiglia di investire "su misure di prevenzione e sicurezza, sulla pulizia" e di acquistare mascherine "più adatte e confortevoli da usare", venne completamente ignorato.
Mi dispiace per chi la pensa diversamente, ma, per me, chi agisce in questo modo altro non è che un assassino!
E sarò sazio solo quando saprò che, dopo essere stati rinchiusi in una camera di tre metri per tre con le sbarre alla finestra, butteranno le chiavi!

sabato 20 giugno 2009

IO NON VOGLIO LASCIARMI MORIRE!

Ho letto un articolo di Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per "La Stampa", dal titolo "Da samurai a bamboccioni", e il mio umore è passato da curioso a triste a terrorizzato.
La curiosità è soddisfatta nello scoprire che la società giapponese stà subendo cambiamenti drastici; nella terra che fu dei samurai, oggi due terzi della popolazione maschile nella fascia d'età tra i venti e i trentacinque anni hanno scelto di essere "soshouku-kei" (erbivori), vivono con la mamma, non ambisce a carriere professionali e non pensa a farsi una famiglia nè ad avere rapporti di tipo sentimentale con l'altro sesso.
Cresce la tristezza quando scopro che il 40% dei maschi minge in posizione seduta per evitare rimproveri dalle donne o che indossa reggiseni perchè si sentono più tranquilli e sereni.
Passo, infine, al terrore nel realizzare tutto ciò e leggendo la conclusione dell'articolista:" Dopo la fine di queste idee di grandezza, il destino del Giappone e dei giapponesi, sembra incerto. Perchè bisogna lavorare e divorare? Meglio prendersela calma, meglio pascolare tra l'erba, perchè forse, chissà, è proprio l'anima del samurai che si sta estinguendo. E alla fine, forse, potrebbe anche non essere un male".
Ora, aldilà delle inutili considerazioni di carattere folkloristico del signor Sisci e aldilà delle mie preferenze di natura romantica, quel che terrorizza è il telone di nichilismo che avvolge oramai il mondo. E che fa sì che si consideri solamente da un punto di vista statistico il fatto che in Giappone il deficit sul Pil è del 180% o che quello del Sol Levante sia, dopo gli Usa, il secondo paese al mondo con il tasso più alto di povertà tra quelli più sviluppati.
Sicuramente farà piacere a molti sapere che la società nipponica stà cambiando anche dal punto di vista del sesso dominante, senza però rendersi conto dei pericoli che ciò comporta.
La mia critica potrebbe sembrare una difesa della società maschilista, ma in realtà vado oltre.
Si legge continuamente, negli ultimi tempi, che sempre più donne rinunciano (o sarebbero disposte a farlo, tranquillamente...) ad avere figli perchè lo considerano un ostacolo alla carriera professionale. Questo è, per me, terribile!
E' terribile è anche vedere che la società si sposta verso il dominio da parte delle donne, così come terribile è una società in cui dominano gli uomini sottomettendo le donne.
Il nichilismo è così tanto dentro noi che oramai non è così strano sentire affermare che "il genere umano è destinato all'estinzione", ed alcuni, addirittura, auspicano che ciò avvenga in anticipo rispetto alle previsioni.
Bisogna ribellarsi a questo modo di vedere, bisogna agire per la vita non per la morte.

lunedì 15 giugno 2009

CLOSE FOR HOLIDAYS

Fa caldo...i pensieri e le parole si incollano.
Così, la mia parte intollerante, ha deciso di prendersi una pausa.
Buone vacanze a tutti quelli che transitano, più o meno casualmente.
See you later (auanagana uansgheps).

sabato 13 giugno 2009

CHE PALLE L'AZIENDA CALCIO!

Il calcio è un argomento particolare da trattare.
Se ci si occupa dello sport calcio in senso stretto, risulta divertente e piacevole. Ma se lo si guarda in modo più generale si trasforma in un mostro brutale.
Sotto molti punti di vista lo si può considerare uno specchio della società e, dato che si può vivere bene anche senza, ho deciso di "espellerlo" dalla lista dei miei interessi, non per snobismo ma perchè sono convinto che soloabbracciando le teorie postmoderniste lo si può sopportare senza fastidio.
E' vero, però, che alle volte lo si può prendere ad esempio per comparare i disgusti della società in cui viviamo.
Parlavo l'altra sera con l'amico Bep (un altro granata come me...) delle mirabolanti e fantozziane vicende di Urbano Cairo (il presidente del Toro, detto anche "Il Faraone"); si rideva (e ci si disgustava.....) dei cambi di allenatore (..."De Biasi ha la mia fiducia" e il giorno dopo assunse Zaccheroni!), degli ingaggi di semi-calciatori (..."Abbiamo allestito una squadra competitiva in cui figura anche un campione d'Europa"...il greco Vryzas, che però, scarso com'era, giocò pochissime partite!), eccetera, e di una certa schiera di tifosi a forma tafazzoidale che non perde occasione per piagnucolare che "...se non ci fosse stato lui, saremmo scomparsi..." (intanto, però, sono passati quattro anni...QUATTRO!!!).
A questo punto dico:" Sai Bep, sono giunto alla conclusione di ritenermi un tifoso del Toro, ma in senso metafisico", il Bep mi risponde:" Stavo per dire la stessa cosa!", e io continuo:" Sì, perchè di questa società non mi interessa un fico secco e nemmeno di questi pseudo-tifosi nè di tutto quello che gira intorno. Sono tifoso del simbolo Toro. Sono tifoso perchè il Toro ha accompagnato una parte della mia vita: l'andare a scuola il lunedì con la sciarpa al collo, l'alzarsi la domenica mattina presto per entrare allo stadio alle 9 e sistemare gli striscioni, "Cucciolo", "Margaro", "Sogliola", "Pinocchietto", "Paolino", il ritorno a casa sul tram "10" stracolmo, il "pellegrinaggio" al Fila il sabato pomeriggio per vedere la Primavera o per "annusare" gli umori degli Ultras al bar Sweet, eccetera eccetera."
Si potrebbe pensare che, al riguardo, io sia conservatore ma la questione non è che voglio un ritorno al passato, più semplicemente credo che tutto questo non abbia niente a che fare con lo sport nè col tifo.
Quello che oggi è diventato il calcio è in realtà un sistema che bada esclusivamente al profitto. I novanta minuti durante i quali "22 atleti in mutande rincorrono una palla" sono solo una parentesi quasi insignificante tra la conferenza stampa del venerdì, le dichiarazioni del presidente il martedì, gli ingaggi milionari, le interminabili e noiosissime discussioni tra (più o meno) esperti, la cronaca nera del prepartita, il colore della casacca dell'arbitro e fuffa varia.
Lo sport calcio è un'altra cosa.
Lo sport calcio è fatto di "eroi" semisconosciuti e perciò quasi mitici, è sudore, fatica, impegno, gioia, allegria, divertimento, svago, è abbracciare uno sconosciuto che ha la sciarpa uguale alla tua, è cantare tutt'insieme, incazzarsi e godere.
Prima di strapparmi completamente i legamenti della caviglia giocando a calcetto ero arbitro di calcio nel C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) e dirigevo partite di bambini e ragazzi (fasce di età da 8 a 12 anni), è lì che ho capito cosa voleva dire calcio. Ovvero bambini a cui l'unica cosa che importa è giocare, senza preoccuparsi di sapere cosa sia vincere o perdere.
Lo sport è divertimento e spensieratezza, lo sport dovrebbe essere gioco. L'eccessiva serietà lasciamola per altre cose.

venerdì 12 giugno 2009

DISTRIBUTORI DI ETERNIT....à

Mi auguro vivamente che le richieste degli avvocati difensori della Eternit non vengano ascoltate!
La giustizia che questi criminali vorrebbero è ben lontana dal concetto di giustizia che uno Stato civile dovrebbe avere, ma non mi stupirei a "scoprire" il contrario viste le ultime evoluzioni.
I lavoratori della Eternit che hanno perso la vita per aver respirato l'amianto, non lavoravano a Genova, infatti gli stabilimenti erano in Piemonte a Casale Monferrato. Ma gli uffici direzionali avevano sede a Genova, si giustificano gli avvocati, e perciò, secondo loro, il processo va spostato in quella sede.
Guarda caso però, a Genova non c'è Raffaele Guariniello, il pubblico ministero torinese che si occupa della vicenda.
Ora, si possono anche vedere le cose politicizzate in un certo senso ma su un fatto, destra e sinistra dovrebbero essere d'accordo: chi uccide deve pagare, chiunque esso sia e qualunque cosa rappresenti. E questi assassini devono pagare!

L'Unione non esiste!

Non ho molta voglia di "fuffare" sulle ultime elezioni per un motivo soprattutto, ossia perchè le novità non mi sembrano rilevanti a parte una.
La novità rilevante è la crescita di fazioni xenofobe e antieuropeiste.
Ma, in fin dei conti, lo stupore è pari allo scoprire che il fuoco brucia. Infatti, dopo tutta una serie di invettive islamofobiche e l'atteggiamento totalmente prono nei confronti degli Usa, soprattutto dal punto di vista militare, con conseguente assenza di un progetto comunitario.
Dunque su quali basi si può imbastire un discorso europeista?
Per creare uno stato federale solido non è sufficiente l'unità monetaria, o mi sbaglio?

martedì 9 giugno 2009

domenica 7 giugno 2009

I MISTERI ESISTONO SOLO PER UTILITA'.

L'1 giugno 2009 un airbus della compagnia Air France partito da Rio De Janeiro e diretto a Parigi con a bordo più di 200 passeggeri scompare improvvisamente dai radar. Scattano gli allarmi e partono le ricerche. Le ipotesi e le notizie che circolano sono contrastanti, un giorno si dice una cosa e il giorno dopo se ne dice un'altra. I titoli che seguono, corredati dai link che rimandano alle notizie per esteso, rendono l'idea della confusione che domina. Le ipotesi si sprecano, le più accreditate riguardano le condizioni meteorologiche (tempesta tropicale e fulmini) ma non mancano quelle di attentati terroristici. Non si sa se la verità verrà svelata, tuttavia alcune domande, con la conoscenza dell'ignorante, mi rimbalzano in testa: è possibile oggi, date le conoscenze tecnologiche che l'umanità possiede, "perdersi" un aeroplano, un oggetto volante lungo 64 metri, con un'apertura alare di 60 metri, alto 16 metri e del peso di 230 tonnellate (230000 chilogrammi!) ? Ad oggi, il più grosso rischio per la verità è non ritrovare, o trovare in ritardo, la scatola nera, e il tempo stringe perchè tra 3 settimane non sarà più possibile "leggere" i dati in essa contenuti. Decisamente non credo, anzi dubito, alle teorie complottistiche, bisogna però ammettere che troppe volte si è poi scoperto che determinati avvenimenti non erano assolutamente casuali. Se mi capitasse di perdere amici o famigliari in circostanze tragiche, una volta "assorbito" il colpo la cosa che credo mi premerebbe maggiormente è la conoscenza della verità. Non si può dire: "E' morto! Capita.", senza esibire spiegazioni. Ed è perciò che, non lo auguro, ma ho l'impressione che ci sia il rischio di trovarsi di fronte ad un'altra "Ustica".
1 Giugno
- Brasile, allarme per un Airbus di Air France scomparso dai radar - Aereo scomparso, Air France mette le mani avanti: i nostri piloti sono esperti e la manutenzione recentissima - Airbus Rio-Parigi: possibile l'avaria elettrica causata da un fulmine - Volo scomparso,visti fuochi in mare. Lo dice pilota di un aereo commerciale
2 Giugno
- «Qui si balla, siamo in difficoltà» Poi in 228 si perdono nel silenzio - Brasile: nave francese avvista possibili resti aereo Air France - Avvistato presso le coste del Senegal il relitto dell'aereo scomparso - Aereo scomparso, frammenti metallo e sedili avvistati in oceano
3 Giugno
- Nessun dubbio: i resti appartengono all’aereo scomparso - «L'Airbus è esploso in volo». Le Monde: specialisti di Air France sostengono che l'aereo è esploso ad alta quota. Ma non sarebbe un attentato - Airbus, è giallo sull'esplosione. Gli esperti: la dispersione dei rottami fa pensare a esplosione in volo - Disastro Air France: trovati nuovi resti
4 Giugno
- L'aereo è esploso in volo - Aereo scomparso, "E' improbabile che sia esploso" - El Mundo: un comandante di Air Comet ha visto un bagliore sull'Atlantico - L’Airbus era troppo veloce. Lo rivela l’ultimo messaggio - Incidente Air France,Le Monde: Airbus volava "troppo lentamente" - Disastro A-330, è ancora giallo. "Nessun rottame è stato ritrovato"
5 Giugno
- Marina brasiliana: resti non identificabili - Air France 447, una sciagura che probabilmente resterà senza spiegazioni ma, per dovere di cronaca, qualcosa va detto. - Brasile: dall'airbus partiti 24 messaggi di anomalie - Brasile: Bea, segnalatore potrebbe essersi staccato da scatole nere



Post aggiornato alle ore 8,30 di domenica 7 giugno

sabato 6 giugno 2009

"Il cibo del Capitale" ***

« [...] La costruzione delle Halles Centrales, il grande mercato coperto nel centro di Parigi, inizia nel 1854 e si conclude nel 1857. E' una delle grandi opere del Secondo Impero commissionate da Napoleone III al barone Haussmann. Parigi deve diventare "la capitale delle capitali": si aprono boulevard, si operano demolizioni radicali, viene avviata la costruzione di venticinque grandi chiese, è introdotta l'illuminazione a gas nelle strade. E' lo stesso Luigi Napoleone Bonaparte - che a seguito del colpo di Stato del 2 dicembre 1851 si è proclamato imperatore il 2 dicembre 1852 - a dare precise indicazioni all'efficiente barone Haussmann, ai suoi architetti, ai suoi ingegneri. In pochi anni la città si trasforma in un immenso cantiere. L'imperatore dei banchieri, dello sviluppo del grande capitale e delle conquiste coloniali intende inviare due messaggi chiari: il suo sarà un regime forte e stabile, che normalizzerà la Francia "repubblicana" e quarantottarda; il Secondo Impero porterà la Francia nel mondo, imponendo la sua potenza sui mercati internazionali.
La costruzione delle Halles Centrales rientra in questo disegno. Gli architetti Victor Baltard e Félix-Emmanuel Callet sono incaricati di erigere, in uno spazio di otto ettari tradizionalmente usato per seppellire i parigini, una sorta di tempio delle merci, una grandiosa struttura in acciaio e vetro, organizzata in padiglioni giganteschi, depositi, uffici, infrastrutture. Un mondo a parte, dotato di una propria organizzazione, dove confluiscono alimenti di ogni genere, montagne di cibo, per poi distribuirsi nelle vene e nelle arterie della metropoli. Le Halles Centrales dovranno essere il simbolo dell'abbondanza e della ricchezza del Secondo Impero, il segno di una nuova era di sviluppo e di benessere.
Venti anni dopo la loro costruzione, quando Zola scrive "Le ventre de Paris", le Halles continuano a svolgere la loro funzione di grandioso apparato digerente della capitale. Ma è mutato il contesto. La guerra franco-prussiana del 1870 ha determinato la caduta del secondo Impero; l'esperienza rivoluzionaria della Comune di Parigi del 1871 è stata repressa nel sangue; il regime autoritario del nuovo "ordine morale", il governo di Thiers e poi del maresciallo Mac-Mahon, attua una politica di vendetta anticomunarda e di controllo poliziesco su ogni aspetto della vita sociale. La florida abbondanza delle Halles degli anni Cinquanta, che aveva saputo stupire i parigini e il mondo, ha assunto nuovi significati; quell'abbondanza porta ora il segno della contraddizione, del conflitto di classe, dell'opulenza per i borghesi e della miseria per i proletari. I parigini del 1872 sono più che mai divisi in "grassi" e "magri", in ricchi e poveri. [...]»
(*** Tratto dall'introduzione de "Le ventre de Paris", a cura di Lanfranco Binni per Newton & Compton, Roma 1997)


« [...] Rimasero in piedi, salutandosi, nel coro finale dei formaggi, che, in quel momento, ci davano dentro tutti insieme. Era una cacofonia di fiati infetti, dalla molle gravezza di quelli a pasta cotta, il groviera e l'olandese, fino agli acuti alcalini dell'olivet. Si sentiva il cupo borbottìo del cantal, del chester, dei caprini, simile a un disteso canto basso, su cui si distaccavano, in note acute, gli improvvisi tanfi dei neufchâtel, dei troyes e dei mont-d'or. Poi i puzzi accelleravano, rotolavano gli uni sugli altri, si ispessivano delle zaffate del port-salut, del limbourg, del géromé, del marolle, del livarot, del pont-l'evêque, e un po' alla volta si fondevano, prorompendo in un'unica esplosione di fetori. Quella fusione si spandeva, rimaneva viva, in mezzo a un vibrato generale, in cui non c'erano più odori distinti, in una continua e nauseante vertigine, una tremenda puzza asfissiante. Tuttavia, sembrava che, a puzzare così forte, fossero soprattutto le malignità di Mademoiselle Saget e di Madame Lecœur.
"Vi ringrazio molto", disse la burraia. "Se un giorno sarò ricca, vi ricompenserò".
Ma la vecchia non se ne andava. Prese una piccola forma di formaggio, la rigirò tra le dita, la rimise sul tavolo di marmo. Poi ne chiese il prezzo.
"E quanto costa, per me?", aggiunse sorridendo.
"Per voi niente!", rispose Madame Lecœur. "Ve lo regalo".
E ripetè: "Ah, se fossi ricca!".
Mademoiselle Saget le disse che un bel giorno lo sarebbe diventata.
Il piccolo formaggio era già scomparso nella sporta. La burraia ridiscese nel sotterraneo, e la vecchia zitella accompagnò la Sarriette fino alla sua bottega, dove parlarono un po' di Monsieur Jules. Intorno a loro, la frutta odorava di primavera.
"C'è un'aria migliore qui che da vostra zia", disse la vecchia. "Mi era venuta la nausea, poco fa. Come fa a vivere là dentro? Qui, almeno, c'è un buon profumo, ci si sta bene. La frutta vi fa venire un magnifico colorito, bella mia".
La Sarriette si mise a ridere. Amava i complimenti. Poi vendette una libbra di mirabelle a una signora, assicurandole che erano dolci come lo zucchero.
"Anch'io le comprerei volentieri, le mirabelle...", mormorò Mademoiselle Saget, quando la signora se ne fu andata. "Però me ne bastano così poche... Sapete: per una donna sola!".
"Prendetene pure una manciata!", esclamò la graziosa ragazza bruna.
"Non sarà quello che mi manderà in rovina... Dite a Jules di venire qui, per favore, se lo vedete. Starà fumando un sigaro, seduto sulla prima panchina, uscendo dalla strada grande, a destra".
Mademoiselle Saget aveva allargato bene le dita per prendere la manciata di mirabelle, che andarono a raggiungere il formaggio, nella sporta. Finse di uscire dalle Halles, ma voltò in una delle strade coperte, camminando lentamente, e pensando che le mirabelle e il formaggio costituivano una cena un po' troppo magra. Di solito, dopo il suo giro pomeridiano, quando non era riuscita a farsi riempire la sporta dalle varie bottegaie, che colmava di complimenti e di pettegolezzi, era costretta ad accontentarsi di avanzi. Tornò nascostamente verso il padiglione del burro. Lì, verso rue Berger, dietro gli uffici dei grossisti di ostriche, c'erano i banchi dei cibi cotti. Ogni mattina, alcuni carrellini chiusi, a forma di cassa, rivestiti di zinco e muniti di feritoie, si fermavano davanti alla porta delle grandi cucine, raccogliendo alla rinfusa gli avanzi dei ristoranti, delle ambasciate, dei ministeri. La cernita si svolgeva nel sotterraneo. Dalle nove in poi, venivano esposti in bella mostra i piatti, a tre soldi e a cinque soldi l'uno: pezzi di carne, filetti di selvaggina, teste e code di pesci, verdure, salumi, e perfino dolci appena cominciati e pasticcini quasi interi. I morti di fame, i modesti impiegati, le donne tremanti di febbre, facevano la fila, e a volte i bambini prendevano in giro certi avidi spilorci, che compravano con sguardi circospetti, badando che nessuno li vedesse. Mademoiselle Saget sgusciò davanti a una bottega, la cui proprietaria sosteneva di vendere soltanto avanzi provenienti dalle Tuileries. Un giorno, le aveva perfino fatto comprare un pezzo di cosciotto arrosto, assicurandole che veniva direttamente dal piatto dell'imperatore. Quel pezzo di cosciotto, mangiato con un certo orgoglio, fu una consolazione per la vanità della vecchia zitella. Del resto, se in quelle occasioni si nascondeva, lo faceva soltanto per garantirsi l'accesso nei negozi del quartiere, dove gironzolava senza mai comprare nulla. La sua tattica era bisticciare con i fornitori, appena veniva a conoscenza di un pettegolezzo che li riguardava, poi andava da altri, lasciava anche loro, quindi si riappacificava, facendo il giro delle Halles. Con quella tattica metteva lo zampino in tutte le botteghe. Si sarebbe detto che facesse formidabili provviste, mentre, in realtà, viveva di piccoli regali, o, come ultima risorsa, di avanzi comprati con i suoi soldi.
Quella sera davanti alla bottega c'era soltanto un vecchio. Fiutava un piatto di carne e pesce mischiati. Da parte sua, Mademoiselle Saget fiutò una porzione di fritto freddo. Costava tre soldi. Tirò sul prezzo, e la ebbe a due soldi. Il fritto freddo sprofondò nella sporta. Intanto arrivavano altri acquirenti, che avvicinavano il naso ai piatti, tutti con gli stessi movimenti uniformi. L'odore del banco era nauseabondo: un tanfo di stoviglie unte e di acquaio lavato male.
" Tornate domani", disse la venditrice alla vecchia.
" Vi metterò da parte qualcosa di buono...Stasera ci sarà un gran pranzo alle Tuileries".
Mademoiselle Saget stava promettendo che sarebbe senz'altro venuta, quando, voltandosi, vide Gavard, che aveva sentito tutto, e la guardava. Diventò rossa come un pomodoro, si strinse nelle spalle, e se ne andò in gran fretta, fingendo di non averlo riconosciuto.
L'uomo, invece, la seguì un istante con lo sguardo, alzando le spalle, e borbottando che la malignità di quell'arpia non lo stupiva più, "dato che si avvelenava con tutte le porcherie su cui avevano ruttato alle Tuileries". [...]».
("Le ventre de Paris", Emile Zola 1873; capitolo V, pgg. 204-206. Newton & Compton, Roma 1997)

venerdì 5 giugno 2009

NON MAFIA, CRIMINALITA' ORGANIZZATA (???).

Ho voglia oggi di parlare di una "personcina" di cui nessuno parla mai (...), Renato Brunetta.
E' arcinoto che ricopre il ruolo di ministro della Funzione Pubblica nell'attuale governo, ed è altrettanto noto che si sia fatto notare già diverse volte per alcune uscite, diciamo così, poco ortodosse. Dalla storia degli impiegati "fannulloni" ai tornelli agli ingressi dei ministeri, dai "5 anni di carcere" proposti per i medici che compilano certificati fasulli ai poliziotti "panzoni".
Insomma, ogni volta che esterna crea scalpore.
Quella di cui mi voglio occupare è coinquilina dei "panzoni", si tratta dell'antimafia e, onde evitare fraintendimenti, prego gli scettici di guardarsi il video (dal min. 2 e 11 al min. 3 e 55 ca.)
A mio parere, il ministro se ne occupa con una leggerezza impressionante.
Traggono in inganno le affermazioni, piuttosto banali, che egli fa: "[...] Io non amo gli anti...io preferisco le regole...preferisco le regole e far rispettare le regole, se in Italia si rispettassero le regole non ci sarebbe bisogno dell'antimafia perchè la mafia è una criminalità come le altre...e quindi dovrebbe essere perseguita come tutte le altre... [...]" e "[...] Io addirittura la scioglierei, nel senso che mi piacerebbe che non ci fosse lo specifico della mafia... [...]", che scoperta, verrebbe da aggiungere!
Un po' più pericoloso quel che potrebbe sottendere tutto ciò.
Da parte di un ministro si richiede una maggiore serietà nel trattare determinate tematiche e a pensar male si potrebbe ipotizzare una certa complicità, ma non voglio pensare che un onorevole della Repubblica si spinga a tanto.
Il punto è un altro.
Appare evidente che al ministro è stato imposto l'uso della forbice, perciò lo scopo di tali affermazioni è quello di "istruire" il cittadino al fatto che alcune spese sono inutili e una di queste "inutilità" è l'antimafia.


giovedì 4 giugno 2009

LA SICUREZZA DI VERONA.....

Volete trascorrere alcuni bei momenti bevendo una birra, chiaccherando con alcuni amici e, magari, ascoltare qualcuno pizzicare le corde di una chitarra?
Bene. Allora evitate accuratamente Verona!
Eh sì.....perchè se per caso sforate le ore 22 dovrete prepararvi a rischiare una multa o, peggio, il fermo di polizia!
Bravo signor Tosi, sindaco di Verona difensore della libertà!



martedì 2 giugno 2009

UN'ALTRA FAVOLOSA RICETTA (POSTMODERNA)

Stasera avevo parecchio appetito.
Ho ronfato stile cinghiale tutto il pomeriggio e mi sono svegliato affamato, ho fatto mente locale su cosa rosicchiare e il dilemma si è ridotto alla sfida tra spaghetti alla Carbonara o fusilli al tonno (meravigliosi, soprattutto col tonno in scatola!!!!!).
Allora ho messo sù l'acqua, l'ho salata, poi ho preso un paio di uova dal frigo le ho poggiate sul piano di lavoro e ho preso la scatoletta del tonno.
Si sono guardate, mi hanno guardato, le ho guardate e...ho telefonato alla pizzeria a domicilio!
Buonissima! E buon appetito!