domenica 30 novembre 2008

NIENTE ACCUSA, NIENTE COLPA!

26 Novembre 2008
Molte volte faccio finta di niente ma noto (con amarezza!), che quando si parla di postmodernismo non riferendosi esclusivamente all'arte la reazione che si crea è di scetticismo.
Questo modo di tradurre la realtà è invece esistente nella totalità degli ambiti.
Che lo si voglia o meno accettare, esso è una sovrastruttura culturale del modo di produzione capitalistico.
Oggi lo cito per sottolineare, ancora una volta, le disfunzioni di carattere ontologico che crea nel linguaggio, ribaltando e misconoscendo il vero significato delle parole.
Esso permette di affermare tutto e il contrario di tutto, e l'attualità ce lo conferma. Infatti, mentre il Premier dichiara che quella successa a Rivoli è stata una “tragica fatalità”, il Sottosegretario alla Protezione Civile lo smentisce dichiarando l'esatto contrario.
E la verità qual è?
La verità stà, quasi, nel mezzo.
La verità stà nelle dichiarazioni di Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, : «La situazione è nota e purtroppo ci conviviamo da troppo tempo.
La legge che imponeva di mettere le scuole in sicurezza è del 1991, ma da allora si vive in un regime di “proroga”, che vuol dire: le cose si faranno ma quando si potrà per intanto si tira avanti.
Noi presidi siamo tenuti ogni anno a presentare la mappa dei rischi di tutte le scuole, aggravato di volta in volta da esigenze di manutenzione ordinaria e straordinaria che non vengono eseguite. Purtroppo, però, abbiamo anche imparato a convivere con queste situazioni di rischio relativo, in quanto una rigidità nell'applicazione delle norme della 626 comporterebbe la chiusura immediata di gran parte delle scuole italiane.
(...)
Ora piangiamo il caso di Rivoli, ma non ci ricordiamo di San Giuliano di Puglia e dei suoi bambini?
L'episodio tragico di cronaca tiene sveglia l'attenzione su questa emergenza per un certo lasso di tempo».
Ieri sera, al telegiornale regionale del Piemonte, qualcuno (di cui non ricordo il nome e me ne scuso) ha fatto “appello al mondo politico affinchè non si strumentalizzi la vicenda”.
Ah però, ma bravo!
Eh si...continuiamo a deresponsabilizzare, così chi deve pagare la passerà sempre liscia!

SEMPRE PIU' IN ALTO

24 Novembre 2008
Siccome nessun esponente politico della maggioranza, nè dell'opposizione, nè tantomeno (e questo è grave!) il Presidente della Repubblica, lo fa, rispondo io al Capo del Governo.
Probabilmente ha ragione, quando dichiara che "Mani Pulite chiuse 50 anni di progresso e benessere".
Tuttavia, se il prezzo da pagare per avere progresso e benessere è una classe politica composta in larga parte da personaggi corrotti che campano di bustarelle, inciuci e malaffari, se permette, io scelgo povertà e regresso!
Sarò romantico (e magari coglione, aggiungerebbe Lei), ma preferisco i poveri e gli onesti ai ricchi e mafiosi.
Ma il problema è un altro.
Il problema è che la maggioranza dei miei connazionali non è d'accordo con questo, infatti siamo costretti a prendere il numerino persino in salumeria!

CRIMINI LEGALI

19 Novembre 2008
Solitamente, quando si pensa ad un criminale ci si immagina un brutto ceffo, un individuo che si lava di rado, con barba incolta, che non si pone scrupoli nemmeno nei propri confronti, un elemento praticamente disumano pronto a qualsiasi gesto pur di assolvere il suo scopo delittuoso, un mostro insomma.
La realtà è diversa.
Esistono criminali belli, puliti, profumati, che hanno belle mogli, bei figli, belle famiglie, che vivono in case dotate dei massimi comfort, che, se non guidano belle auto, sono dotati di autista, che indossano abiti alla moda, sono istruiti, riveriti e rispettati e svolgono lavori normali.
E poi ci sono quelli che giustificano il loro essere criminali.
Questi tipi di feccia sono il prodotto dirigente della società capitalistica.
Individui senza scrupoli e senza coscienza che prima maltrattano il prossimo e poi baciano affettuosamente i propri figli.
Il loro motto è: mors tua, vita mea.
E adempiono pienamente questo dovere.
Ma non voglio fare l'apologia delle morali e nemmno discorsi demagogici sul bene o sul male.
La parentesi della "buona Sinistra" deve essere chiusa.
E' giunto il momento di tornare ad essere cinici, cattivi, irrispettosi.
E' tornato il tempo di dire chiaramente come stanno le cose.
Non esiste un "capitalismo buono" e non esiste un "capitalismo cattivo", esiste solo il capitalismo!
La sciagura capitata alla Thyssen Krupp di Torino e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario a carico dei vertici dirigenziali, devono farci riflettere su due punti: il primo, sul fatto che le cosiddette "morti bianche" non sono frutto di casi eccezionali e circoscritti; il secondo, sul fatto che le cosiddette "morti bianche" in realtà non esistono perchè si tratta di omicidi e non di fatalità.
Tuttavia, nonostante il dolore che ogni volta si prova, a questo genere di fatti ci siamo abituati.
Ci siamo abituati perchè non siamo più persone, ci hanno trasformati in oggetti coscienti che quando non sono utili vengono riposti in cassetti o gettati nella spazzatura.
Ma oggi si va oltre, se possibile.
Alla speranza di ottenere giustizia (vana in quanto non può esistere alcun tipo di risarcimento in cambio di una vita) e all'ambizione che la legge sia realmente uguale per tutti, si contrappone la posizione della Confindustria italiana che ritiene esagerata la richiesta di condanna.
La lobby dei padroni ci riporta sulla terra e invita a non farsi illusioni.
Non solo in Italia, naturalmente, ma nel mondo dove regna la logica del profitto, lo schiavo salariato possiede molti diritti: il diritto di decidere da chi farsi sfruttare, il diritto di decidere se vivere da schiavo o morire da essere umano, persino il diritto di decidere con quale testa (che non sia la sua) pensare.
Non ha però il diritto alla giustizia.
In Italia, sui muri dei tribunali, una scritta recita: La legge è uguale per tutti!
Negli Stati Uniti, perlomeno, hanno avuto la "delicatezza" di voler apparire più coerenti, infatti laggiù si legge: In God, we trust.

sabato 29 novembre 2008

FASSO TUTTO MI

16 Novembre 2008
Credo che l'essere ministro non implichi il poter dire castronerie a casaccio, ma evidentemente coloro che compongono l'attuale governo non sono d'accordo.
Infatti quasi ogni giorno se ne vengono fuori con un luogo comune o una sciocchezza.
L'ultima, in ordine temporale, è proprietà del signor Brunetta: "Mi dispiace dirlo perchè sono socialista ma i fannulloni sono tutti di sinistra".
L'ennesimo esempio di potere che da alla testa.
Se si volesse scendere a livelli così bassi ed, eventualmente, controbattere ci sarebbero sciocchezze riesumabili a iosa, per esempio gli si potrebbe dire che lui, in quanto italiano è "tutto pizza, mafia e mandolino", poi ancora che in quanto socialista è un ladro come quei socialisti implicati in "Mani pulite" nella Prima Repubblica, che in quanto nanetto avrà sicuramente un pene enorme, eccetera eccetera.
Ma dato che il popolo della Sinistra, benchè composto da "coglioni", NON è così bigotto, ottuso e fessacchiotto NON penserà mai del ministro della Funzione Pubblica che è un ladro, un mafioso, un mangiapizza, o altre robaccie simili, a meno che egli non si riveli tale.
Ministro Brunetta, ma la maestra non glielo ha mai detto che bisogna attaccare la spina del cervello prima di dare fiato alla bocca?

USO IMPROPRIO DEL MEZZO

15 Novembre 2008
Non so se è un bene o un male ma non mi stupisco più.
Mi ha fatto un po' incazzare ma non mi ha stupito nemmeno quello che ho visto giovedì sera.
Dal Santoro più famoso che c'è si discuteva dei privilegi dei politici e tra gli ospiti anche un impiegato del tribunale di Milano, il quale ha tentato (ma ovviamente senza successo) di avere risposta ad uno dei più citati quesiti che il popolo italiano si pone: le norme sulla mutua che sono imposte ai lavoratori valgono anche in parlamento? ossia, anche agli onorevoli vengono decurtati euro dallo stipendio quando sono costretti a stare a casa per malattia, ed in alcuni casi sempre meno rari anche per un solo giorno?
Naturalmente nessuno ha risposto e, addirittura, il conduttore ha zittito il tutto onde evitare ulteriori polemiche.
Massì...continuiamo pure così...
Teniamo ben separate le agevolazioni di chi comanda dai soprusi dedicati ai lavoratori (tutti!).
Guai a rompere le scatole con queste inutili domande...
Io comunque so solo una cosa: se si tira troppo, la corda prima o poi si spezza....
E già si vedono i primi sfilacciamenti...

COERCIZIONI DEMOCRATICHE, 2

14 Novembre 2008
Tentando di approfondire la riflessione mi accorgo che una funzione che ancora viene esercitata è quella che si riferisce all'educazione, sia essa considerata in modo positivo che negativo.
Trovo necessario specificare che il postmodernismo, e la conseguente oggettivazione del "niente" e la disoggettivazione del "tutto", trasforma il "bene" da oggettivo in soggettivo secondo "l'umore" del momento di chi utilizza questo metodo (un po' come quello che accade con la "verità").
Perciò "educazione" non è più "l'educazione" ma "un educazione", ammettendone così l'esistenza di diverse.
I parametri educativi che la società (ma sarebbe meglio parlare di paradigma) attuale impone, sono cambiati rispetto a trent'anni fa.
Allora la televisione svolgeva funzione anche scolastica, se vogliamo; oggi, l'avvicinamento all'arte, alla musica, alla cultura sono stati sostituiti con oscenità, volgarità, violenza e ignoranza linguistica.
Questi parametri educativi, che io considero negativi, sono utilizzati a fine nichilistico di controllo. Ed anche la violenza che, apparentemente, sembra utilizzata per imbarbarire in realtà svolge anch'essa l'utilità di soggiogamento e controllo, ricordandoci, neanche troppo vagamente, la funzione delle arene di gladiatori nell'antica Roma.
Il messaggio che ci si vuole trasmettere è che possiamo aggredire, più o meno violentemente ma pur sempre in senso prevaricatorio, chi riteniamo pari o inferiore ma mai chi ci viene imposto come superiore.

COERCIZIONI DEMOCRATICHE, 1

12 Novembre 2008
Il tema principale dello scorso numero del magazine "Il Venerdì di Repubblica" era il pettegolezzo, leggiamolo, mi sono detto, chissà che non scopra qual è la molla che fa scattare questa strana quanto fastidiosa abitudine.
E così ho scoperto interessanti spunti di analisi.
Alla domanda: perchè i pettegolezzi su attori, cantanti e sportivi interessano tanto?, il docente di antropologia sociale alla Dalhouse University di Halifax, Jerome Barkow, risponde:"La televisione è un'invenzione troppo recente perchè il nostro cervello, configurato per il Pleistocene, si possa essere abituato a essa. Così percepiamo i divi dei mass media come se fossero presenze reali, nel nostro soggiorno. Inoltre l'evoluzione ha fatto sì che tutti tendiamo ad attribuire una priorità affettiva a chi vediamo frequentemente (aggiunge il giornalista che pone la domanda: Se li vediamo così spesso, ragiona il cervello, devono essere importanti per noi, significa che fanno parte del nostro 'gruppo', come succede per i parenti e le persone care, e possono influenzare il nostro benessere più di coloro che vediamo raramente). Con i divi succede proprio questo è la loro costante esposizione a ingannarci sulla loro rilevanza per le nostre vite e a spingerci a voler sapere cosa fanno e con chi stanno. Il meccanismo torna utile ai registi cinematografici che creano il coinvolgimento emotivo dello spettatore raccontandogli cosa accade in un'ora e mezzo a un membro importante del suo gruppo: il divo. Gli mostrano cosa fa il protagonista, quali sono i suoi nemici e come ci si deve comportare con loro, qual è il momento di attaccare e quello di fuggire, quali sono le donne migliori da corteggiare, eccetera. Impartiscono quindi una serie di lezioni che gli uomini del Pleistocene avrebbero apprezzato perchè molto utili alla loro vita".
Questa tesi, che il giornalista definisce "suggestiva", descrive la realtà perfettamente. Pensiamoci.
Ognuno di noi "conosce" perfettamente vita, morte e miracoli di un'infinità di "personaggi" (attori, cantanti, politici, calciatori, ecc.) ma, nella maggior parte dei casi, ignora completamente vicini di casa, colleghi di lavoro, parenti lontani. Probabilmente è proprio questo che ci permette di definire "società" quello che ci circonda.
Il comportamento sempre più individualistico di coloro che conosciamo "fisicamente" si scontra con un atteggiamento aperto verso di noi da parte di quelli che nella realtà non esistono, conseguentemente scegliamo di "peoccuparci" più dei secondi attivando così un circolo vizioso di individualismo sempre più esasperato.
A sostegno, un esempio potrebbe essere la percentuale di ascolti che le trasmissioni pomeridiane della domenica riscontrano: una fascia compresa tra 2 e 6 milioni di persone che "scelgono" di stare a casa davanti all'elettrodomestico piuttosto che uscire e "socializzare".

venerdì 28 novembre 2008

IL CITTADINO MEDIOCRE.

11 Novembre
Non smetterò mai di ribadire che la nostra ("nostra", intesa come moderna e capitalista) è una società di merda!
Chiedo scusa per la volgarità ma non trovo altre parole per descrivere una situazione così disgustosa.
Una società di individui che si disinteressano assolutamente degli altri, anche se quegli altri rischiano i propri glutei in nome di quella libertà di cui tutti parlano ma pochi ne conoscono il significato.
Non c'è bisogno di indagare le cause per riconoscere la giustezza di qualunque tipo di protesta dei lavoratori e manifestargli solidarietà.
Ma nel nostro Paese di servi avviene invece l'esatto contrario e capita così che se un imprenditore licenzia gli viene riconosciuta la necessità e se un lavoratore protesta viene marchiato come "scansafatiche".
Di tutto questo possiamo, senza ombra di dubbio, ringraziare quei sindacati che, con la scusa della contrattazione, ci hanno fatto calare le braghe e introdotto all'uso di pomate lubrificanti (leggi: vaselina) e quella parte della Sinistra che, con la scusa dei diritti civili, ci hanno reso incivili e schiavi di chi detiene il primato e la gestione dei diritti, ossia i padroni.
Si lamenta il povero cittadino medio e soprattutto mediocre!
Allora sarebbe ora di ricordargli almeno un paio di cosette: in un Paese un po' più "civile" e soprattutto popolato da cittadini meno servi si riscontra solidarietà alla protesta di lavoratori che ogni volta che gli scade il contratto devono aspettare due anni per il rinnovo (cfr. Gruppo Torinese Trasporti: contratto scaduto da 18 mesi!); e il fatto che esistano leggi che regolamentano oggi il lavoro non è merito della bontà del padrone ma di quegli scansafatiche che hanno lottato, scioperato e messo in ballo la propria vita!
Caro cittadino medio (e mediocre) che ti indigni perchè un lavoratore Alitalia ti fa perdere un volo, pensa se il tuo datore di lavoro ti obbligasse ad una scelta tra decurtazione dello stipendio e licenziamento non ti incazzeresti?
Si?
Allora sentiti un po' stronzo ogni volta che ti viene da indignarti.

UN PAIO DI COSE CHE MI FRULLAVANO IN TESTA

3 Novembre 2008
Uno dei rischi che si corrono nel nostro tempo, nell'Era della comunicazione, dell'esposizione, della televisione, dell'apparire, è proprio quello di non apparire, che ciò sia più o meno consapevole, più o meno gradevole, più o meno accettabile.
Ovviamente, esistono diversi modi di eseguire questa necessità ma in soccorso di moltissimi uno, soprattutti, viene utilizzato: il web 2.0.
Ora, decine di sociologi si sono impegnati nell'analizzare la blogosfera ed io non mi sogno nemmeno di provarci ci mancherebbe altro, mi permetto, semplicemente, di sciorinare le conclusioni che ho tirato (che traggo e che trarrò) da questo tipo di esperienza.
Oggi, io, perfetto sconosciuto, se tento di radunare o aggregare corpi in un qualsiasi luogo reale di fatto perdo tempo ed energia; se, invece, provo a farlo per mezzo di un blog o un social network, nel caso il risultato si rivelasse non soddisfacente, ho comunque l'opportunità di partecipare.
Questo è il motivo per cui ritengo che chi considera (o considerava) la blogosfera un "fenomeno" nichilista, si sbaglia.
Naturalmente, è vero che tutto questo è virtuale ma è una conseguenza (anche dolorosa, se vogliamo) necessaria.
Infatti, è evidente che il reale presenti "pericoli" e "difficoltà" quasi insuperabili se non tramite una "realtà virtuale": la difficoltà di comunicare, per esempio, si riduce al minimo quando non viene completamente annullata.
Nella "realtà virtuale", paradossalmente, si può essere sè stessi "meglio".
E, da un punto di vista di "civiltà", questo è il luogo più democratico che ci sia a dispetto della "realtà reale" dove sembra venir meno questo riconoscimento.
L'altra questione da affrontare è quella dell'apparire.
La funzione del web 2.0 non è solo quella di poter "apparire, nel senso esteriore, ma anche di poter "rimanere", nel senso di lasciare un segno.
L'uomo moderno, se da un lato si è emancipato mediante la "morte di Dio", dall'altro è terrorizzato dalla consapevolezza dell'esistenza della morte.
Viene a mancare il riscontro oggettivo della propria esistenza.
Attenzione però, la mia non vuole essere un'apologia della blogosfera ma piuttosto una sottolineatura critica ad un tipo di società dell'Uomo che tende a cancellare i rapporti tra Umani: la nostra.

CERCO DI RIMETTERMI IN RIGA

31 Ottobre 2008
"Luoghi comuni e cianfrusaglie varie"
Nonostante la sua visione mi abbia dato diversi spunti di riflessione, non avevo voglia di scrivere sul Santoro di ieri sera.
Ma non avevo di meglio da fare, e quindi...
Anzitutto voglio dire che sono d'accordo con Matteo Bordone ("Condor" dalle 16 alle 17, RadioDue) sul fatto che un comico quando non si diverte non diverte.
La Guzzanti, forse, dovrebbe decidere se continuare a fare l'attrice comica oppure darsi seriamente alla politica perchè il suo essere nè carne nè pesce, se alle volte diverte, altre è lievemente fastidioso e altre ancora insopportabile.
Mi sono un po' stancato di vedere (e sentire) gente che critica con il pene in mano quelli che pisciano per strada.
La parte più interessante della serata è stata quella dei collegamenti con Pisa, dove gente preparata (e incazzata!) ha criticato seriamente la nuova legge.
In studio, invece, si è svolto un film già visto troppe volte e che siamo veramente stanchi di sorbirci ancora.
Luoghi comuni e macchiette di personaggi triti.
In ordine di apparizione, rigorosamente da destra a sinistra.
Il rappresentante dei Giovani di Forza Italia che, a dispetto del suo elegante padrone, indossando una orribile e dozzinale giacca di flanella di lana, ha mantenuto stoicamente per due ore il tipico atteggiamento sbruffone e arrogantello del fascistucolo di periferia romano: muso duro e lunga coda di paglia.
A seguire, l'esemplare studente barra krumiro che, atteggiandosi a yuppie dei poveri con tanto di pullover sulle spalle stile "settembre a Forte dei Marmi", con braccia conserte in posa plastica auspicava giuste riforme per un sistema scolastico migliore ma dalla poltrona di casa perchè il culo è meglio che lo rischino altri.
Di fronte le macchiette sinistre.Il giovanottone milanese simbolo della sinistrità che sicuramente legge "Il Manifesto" e Baudelaire, ascolta De Gregori...sull'I-Pod e indossa t-shirt rigorosamente "used washed" e con tanto di scritta pseudo-rivoluzionaria: Free Spirit. Egli non fa altro che urlazzare, sbraitare e sloganeggiare.
E l'altro "stampino": studentessa romana accuratamente abbigliata in modo sciatto ma perlomeno preparata.
Infine, a completare il quadretto, Marino che rinnega subito l'appartenenza ad una casta politica con in mano la tessera del PD e Boeri, professore di economia che scrive di tanto in tanto su La Stampa, il quale pare non avere idee molto chiare: "...la flessibilità è una risorsa, il precariato è un pericolo..." (no comment).
Insomma niente di nuovo nemmeno questa volta.
Chi urla di quà, chi legifera di là, chi spranga a destra, chi canta cori a sinistra, ma non ci si muove di un millimetro.
Inizio ad avere dubbi che si sia capito che i tagli alla scuola pubblica equivalgono alla rovina per tutti e che la protesta non è esclusiva dei fannulloni perchè, nel caso ottengano risultati, ne beneficieranno tutti, anche i krumiri!

giovedì 27 novembre 2008

HO TORNATO

Che ci posso fare se mi stufo facilmente?
Prima qui, poi là, adesso di nuovo qui...questa volta però definitivamente.
Con calma...