sabato 29 novembre 2008

COERCIZIONI DEMOCRATICHE, 1

12 Novembre 2008
Il tema principale dello scorso numero del magazine "Il Venerdì di Repubblica" era il pettegolezzo, leggiamolo, mi sono detto, chissà che non scopra qual è la molla che fa scattare questa strana quanto fastidiosa abitudine.
E così ho scoperto interessanti spunti di analisi.
Alla domanda: perchè i pettegolezzi su attori, cantanti e sportivi interessano tanto?, il docente di antropologia sociale alla Dalhouse University di Halifax, Jerome Barkow, risponde:"La televisione è un'invenzione troppo recente perchè il nostro cervello, configurato per il Pleistocene, si possa essere abituato a essa. Così percepiamo i divi dei mass media come se fossero presenze reali, nel nostro soggiorno. Inoltre l'evoluzione ha fatto sì che tutti tendiamo ad attribuire una priorità affettiva a chi vediamo frequentemente (aggiunge il giornalista che pone la domanda: Se li vediamo così spesso, ragiona il cervello, devono essere importanti per noi, significa che fanno parte del nostro 'gruppo', come succede per i parenti e le persone care, e possono influenzare il nostro benessere più di coloro che vediamo raramente). Con i divi succede proprio questo è la loro costante esposizione a ingannarci sulla loro rilevanza per le nostre vite e a spingerci a voler sapere cosa fanno e con chi stanno. Il meccanismo torna utile ai registi cinematografici che creano il coinvolgimento emotivo dello spettatore raccontandogli cosa accade in un'ora e mezzo a un membro importante del suo gruppo: il divo. Gli mostrano cosa fa il protagonista, quali sono i suoi nemici e come ci si deve comportare con loro, qual è il momento di attaccare e quello di fuggire, quali sono le donne migliori da corteggiare, eccetera. Impartiscono quindi una serie di lezioni che gli uomini del Pleistocene avrebbero apprezzato perchè molto utili alla loro vita".
Questa tesi, che il giornalista definisce "suggestiva", descrive la realtà perfettamente. Pensiamoci.
Ognuno di noi "conosce" perfettamente vita, morte e miracoli di un'infinità di "personaggi" (attori, cantanti, politici, calciatori, ecc.) ma, nella maggior parte dei casi, ignora completamente vicini di casa, colleghi di lavoro, parenti lontani. Probabilmente è proprio questo che ci permette di definire "società" quello che ci circonda.
Il comportamento sempre più individualistico di coloro che conosciamo "fisicamente" si scontra con un atteggiamento aperto verso di noi da parte di quelli che nella realtà non esistono, conseguentemente scegliamo di "peoccuparci" più dei secondi attivando così un circolo vizioso di individualismo sempre più esasperato.
A sostegno, un esempio potrebbe essere la percentuale di ascolti che le trasmissioni pomeridiane della domenica riscontrano: una fascia compresa tra 2 e 6 milioni di persone che "scelgono" di stare a casa davanti all'elettrodomestico piuttosto che uscire e "socializzare".

Nessun commento: