martedì 28 aprile 2009

AH, MA ALLORA E' UNA PERSECUZIONE....

Facendo zapping, ieri sera dopo cena, mi sono fermato un paio di minuti su "La7" dove trasmettevano "8 e mezzo"(il link riporta al video, notare dal minuto 27 in poi). In quel mentre Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, e Fava ,segretario di Sinistra e Libertà, sostenevano la necessità di un cambio di rotta prima di tutto a livello culturale.
Allora la conduttrice, Lilli Gruber,  ha incalzato tirando fuori la solita storia delle questioni concrete.
Ho alzato gli occhi al cielo e ho spento la tv.
Basta. Non ne posso più.
Ma che diavolo vuol dire?
Quando la finiremo con questo andazzo?
E' tanto difficile capire che, se prima non si opera un cambiamento a livello culturale, non è possibile agire nel concreto?
L'essere umano moderno non può rivolgersi al mondo con fare preistorico. Le conoscenze (in ogni ambito) che possediamo devono essere sfruttate, quindi se ci troviamo in prossimità del fuoco non abbiamo bisogno di toccarlo per sapere che brucia.
Ho l'impressione che questo modo di affrontare le questioni rientri nell'ambito di quella visione nichilistica con il metodo usato da Severino e Galimberti, ossia il considerare l'esistenza della tecnica come una questione insuperabile e, razionalmente, incontrollabile.

martedì 21 aprile 2009

CHE CI POSSO FARE?

Io, 'sta parola la ODIO:
CONCRETO.

(Ovviamente, tutti i "finti" significati che le si danno...)

venerdì 17 aprile 2009

THE JACKAL'S

Ho letto un interessante articolo di Igiaba Scego (scrittrice italiana di origine somala), che denunciava un fatto di cui ci si occupa poco o per nulla: cosa succede a quegli immigrati cui, scampato il pericolo di morire sui barconi coi quali attraversano il mediterraneo, viene accettata la richiesta di asilo politico perchè in fuga da Paesi dove subirebbero persecuzioni?
Ovviamente la domanda è da allargare anche a coloro che non possiedono tale "privilegio".
La Scego, nell'articolo, sceglie l'esempio di tale Hus il quale, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, viene praticamente abbandonato in balìa del destino. Non ha soldi, non ha un posto dove dormire, nè un lavoro e non conosce nessuno.
Decide di rivolgersi all'ambasciata del suo Paese di provenienza (la Somalia), ma la situazione non cambia anzi, se possibile, peggiora, e si ritrova così a dormire sotto i ponti o alla stazione e vivendo di elemosina.
Scrive la Scego:" Questo è l'asilo italiano. Chi non muore in mare, come è successo in questi giorni a centinaia di persone al largo delle coste libiche, muore qui, di disperazione. Non c'è aiuto all'inserimento degli immigrati, nessun sostegno per ricominciare una vita normale.
L'asilo italiano è questo, e non è degno di un Paese civile".
Proprio in questi giorni, su internet (e solo su internet, perchè i media si guardano bene dal toccare determinati temi...), alcuni blogger ipotizzavano che il numero di vittime causate dal terremoto in Abruzzo potrebbe essere molto più alto.
E in effetti non si fatica a crederci. La domanda che nessun giornale o televisione e nemmeno alcun dirigente di organismi impegnati nei soccorsi si pone è: quanti immigrati stranieri vivevano a L'Aquila e provincia?
E ancora, considerando che, tra la città e i paesi limitrofi coinvolti, si arriva a contare circa centomila abitanti regolarmente registrati negli uffici anagrafici, non è folle pensare che una quota (anche minima) era composta da immigrati stranieri non regolari verosimilmente quantificabile tra i cinquanta e i cinquecento circa.
Dove sono finite queste persone?
Chi non accetta questa possibilità, accusa chi la considera di fare dello "sciacallaggio". E intanto le istituzioni, classificando come "esseri umani" solo i "cittadini", se ne lavano le mani.
Smettiamo di scavare perchè nessuno denuncia altri scomparsi, si difendono.
Ma ci rendiamo conto o no, a quale livello di abominio siamo arrivati a furia di essere complici di questo sistema?
Ci rendiamo conto che le persone non sono oggetti che se cadono e si rompono vanno gettati o riparati a seconda di quanto abbiamo speso per averli?
(Gli scettici possono visitare questo blog)

giovedì 16 aprile 2009

INDI.....PENDENZE

Nella società-spettacolo in cui abitiamo, l'opposizione di governo (che in parlamento è inesistente!) si è trasferita in altro luogo: il programma televisivo "AnnoZero".
E allora "Il Giornale", quotidiano indipendente, chiede opinione ad un giornalistanalistapoliticoindipendentesuperpartes.
Ecco l'intervista ad Emilio Fede e, per citare un noto filosofo del Ventesimo Secolo: ...tutto il resto è noia...
A cura di Stefano Filippi:
"Emilio Fede direttore del Tg4, parliamo di quel privilegiato di Michele Santoro.
 - Macchè privilegiato, quello è un mercenario
Mercenario?
 - Era alla Rai e ha preso i soldi Rai. E' passato a Mediaset e ha preso i soldi di Berlusconi. E' tornato in Rai e ha ripreso i soldi del canone. E' andato al Parlamento europeo e ha preso i soldi dei contribuenti europei. E adesso intasca ancora i soldi pubblici dei contribuenti italiani.
Già, Mediaset. Vi parlavate nei corridoi?
 - Da quando, anzichè il giornalista, fa il fazioso non ho più rapporti di alcun genere con lui.
Quindi non sempre Santoro è stato quello di oggi.
 - Per noi faceva una trasmissione giornalistica di inchieste, di impegno, come fa la Gabanelli e come abbiamo fatto noi a Tv7. Poi è diventato un pupazzo comandato da certa politica.
Cioè da Di Pietro?
 - Guarda, Santoro è uno impotente.
Addirittura! Che ne sa lei?
 - Bè, non dico dal lato fisico, quello è affar suo. E' professionalmente impotente. Il suo unico sfogo, evidentemente non ne ha altri, è prendersela con Berlusconi.
Obiettivo unico.
 - La canzone dice: "Meno male che Silvio c'è". Io dico: "Meno male che Santoro c'è". Perchè soltanto così il Partito Democratico e il centrosinistra prenderanno un'altra tranvata in faccia. La gente è incazzata con questo tipo di informazione e con certa politica che la sostiene.
Anche lei è convinto che Santoro sottragga voti al PD e non al PDL?
 - Il suo socio di strada è Di Pietro...E' un'associazione, un gruppo che marcia avanti così, fino a quando si andrà a schiantare.
Il destino è quello?
 - Non so se è già segnato, però mi auguro che si vada a schiantare. Professionalmente, s'intende.
Prima di dirigere il Tg1 e il Tg4 lei ha fatto per tanti anni le inchieste
 - In 27 anni di Rai quasi non ho fatto altro.
E cosa dice delle inchieste di Santoro?
 - Lui dovrebbe inchinarsi a quei giornalisti che, al di sopra di parte e di partito, hanno fatto le grandi inchieste. Dovrebbe ispirarsi a me, a Zavoli, a Barbato buonanima. Il suo non è giornalismo.
Consiglia a Berlusconi un altro editto bulgaro?
 - Consiglio a Berlusconi di infischiarsene. A volte mi chiedo: per caso Santoro è ancora a libro paga di Mediaset e non lo dice? Ci scommetterei. La sta facendo troppo pro centrodestra perchè la gente, quando lo vede, cambia canale e si convince a votare Berlusconi.
Quindi Berlusconi è doppiamente fortunato: ha Santoro al suo servizio senza pagarlo
 - Ah ah...
Anche Vauro è a libro paga Mediaset?
 - Se Vauro è stato sospeso una settimana, Santoro andrebbe cacciato a pedate nel sedere.
Ma Vauro è stato sospeso, Santoro no
 - Ma il responsabile di tutto è Santoro.
Travaglio invece questa volta l'ha passata liscia
 - Ma io non lo guardo AnnoZero, non so neppure se c'era o no.
E che cosa guarda quando va in onda Santoro?
 - E che ne so...Forse le estrazioni del lotto."

mercoledì 15 aprile 2009

ESTREMISMI E MODERATISMI

L'aggettivo "estremo" evoca gesta incontrollabili, irrefrenabili, non lievi, non educate, e, solitamente, viene associato ad attività che oltrepassano la normalità (sesso estremo, sport estremi, estremismo politico, eccetera).
Ma chi determina i confini della normalità? E, soprattutto, nel mondo moderno, accertata l'esistenza del postmodernismo, cosa è lecito e cosa no?
La risposta sembrerebbe ovvia: i confini sono determinati dalla morale comune e dalla legge.
Ma è proprio qui che sorgono i problemi.
Facciamo un esempio.
Stabilito, anzitutto, che la cosiddetta morale comune è determinata dalla consuetudine e dagli usi della maggior parte dei soggetti, si scopre che, conseguentemente, la legge altro non è che una fissazione (o cristallizzazione) delle suddette consuetudini. Tuttavia urge la necessità di specificare che la morale comune (e, conseguentemente, la legge) non è universalizzabile, bensì è oggetto di continue modifiche e variazioni in base (e in funzione) alle differenti culture e ai differenti periodi storici. La pederastia, per esempio, esecrata dalla nostra cultura, nella Grecia classica era una pratica comune. Perciò, assolutizzare un tipo di morale non solo è un errore gravissimo, ma può generare equivoci (pericolosi) sulla natura dell'Uomo e sulla genesi di determinate culture.
Detto ciò, non risulta difficile concludere che la nostra morale comune (e, conseguentemente, le leggi) è determinata dal paradigma capitalistico.
Attenzione, si badi alla definizione: paradigma, non modo di produzione.
Ritengo necessaria questa precisazione, in quanto troppo spesso (e in molti casi solo per convenienza ideologica) si tende a suddividere in categorie che, però, riportano la medesima desinenza. Non è possibile parlare di economia capitalista o di cultura capitalista come fossero ambienti scollegati, entrambi, e non solo, fanno parte di un solo "movimento": il capitalismo.
Immaginiamo ora che la presunta maggioranza dei soggetti che in un determinato tempo condivideva determinate consuetudini e usanze,  oggi non sia più così "maggioranza", immaginiamo però che quella determinata "maggioranza" (che maggioranza non è più) abbia accesso quasi esclusivo ai gangli del potere. In questo caso, è ancora possibile parlare di morale comune?
Ovviamente, no. Ma qui avviene una modificazione genetica, ossia l'inversione dei fattori: la legge non è più conseguenza della morale comune, ma ne diventa fautrice.
All'apparenza, questa, potrebbe sembrare una tesi di denuncia verso l'inesistenza di una morale comune o di una morale imposta, in realtà questi sono i criteri necessari per l'esistenza del capitalismo.
E' utile ricordare che quando si parla di "sistema concorrenziale", non ci si riferisce (e come già detto, non è possibile, pena la giusta accusa di mistificazione, la creazione di compartimenti stagni) alla sola sfera economica. La concorrenzialità del capitalismo non avviene tra entità astratte, ma tra esseri umani: chi vince vive e cresce, chi perde muore e sparisce o subisce!
A questo punto torniamo all'inizio, per scoprire che ad "estremo" corrisponde tutto quello che non rientra nei parametri appena descritti, perchè il paradigma, in quanto tale, si posiziona "tra", in mezzo, e quindi il rifiuto verso esso è considerato estremità (o estremismo). Come già detto, però, il sistema si nutre di concorrenzialità è quindi necessaria la creazione di un alter ego o opposto. Un ideologia che lo rappresenti (con complicità) escludendo la possibilità di essere additato come eccessivamente rigido.
Il termine è rassicurante, non evoca scontri o dissidi, è al di sopra dei contendenti. Opera in qualità di arbitro e di agente di polizia.
Il "moderato" è la figura che rappresenta la falsa coscienza necessaria del capitalismo.
Aggiusta e reindirizza tutto verso la "giusta" strada, e se la struttura rivela falle le corregge.

martedì 14 aprile 2009

A BUON INTENDITOR.....

TORINO     "Una studentessa di 22 anni è stata arrestata dai carabinieri del Comando provinciale di Torino per stalking nei confronti di uno studente di 15 anni, che era diventato la sua ossessione. Dall’estate scorsa la ragazza aveva cominciato a chiamare al telefono il giovane decine e decine di volte al giorno, con punte di 120 chiamate, e a perseguitarlo in ogni modo con lo scopo di farlo diventare suo amico: gli riempiva il telefonino di sms e lo seguiva ovunque andasse. Il ragazzo, in più occasioni, non è andato a scuola per evitare di incontrare la giovane molestatrice. Non sono neppure mancate aggressioni verbali e fisiche. E proprio dopo l’ennesima intimidazione, la vittima, in accordo con i suoi genitori, ha deciso di denunciare la ragazza, che è stata quindi bloccata e arrestata. Lei è una ragazza difficile, con grande difficoltà di relazionarsi con gli altri, non propriamente piacente, solitaria, lui è il «bello» del quartiere, corteggiato dalle ragazze della zona e dalle sue compagne di scuola. Quando, alla fine, l’8 aprile scorso, i carabinieri l’hanno arrestata, in casa c’erano anche i suoi genitori che hanno ringraziato i militari per la decisione di arrestarla. Da soli non erano riusciti a fermare la loro figlia."

giovedì 9 aprile 2009

6 APRILE 2009

E' nella disperazione che esce fuori l'essenza dell'essere umano.
Alcuni, non pochi, lo vorrebbero alla stregua di una belva assetata del sangue dei suoi simili.
Ma non è così!
L'Uomo è un essere sociale, ma si trasforma in individuo in concorrenza coi suoi simili perchè adora un dio che esalta la negazione della vita.
Commozione-gioia e impotenza-rabbia sono i sentimenti che mi accompagnano in questi giorni.
Impotenza e rabbia nel vedere immagini di devastazione e di perdita, materiale, ma soprattutto umana. E' una sensazione simile a quella che provo quando leggo di qualcuno picchiato da più persone, mi sale  voglia di vendetta.
In questo caso non è possibile processare e condannare la spropositata forza della Natura, è però possibile processare e condannare chi ha costruito e chi ha permesso che si costruisse senza rispetto alle norme di sicurezza.
Qualcuno ha detto che la Natura non produce sciagure. Niente è più vero!
Chi produce sciagure è quella massa di individui che, in nome del profitto, nemmeno rispetta le leggi che si impone.
Commozione e gioia nel vedere centinaia di abitanti della Vandea leghista accorrere in soccorso o offrire ospitalità a chi non ha più un tetto sulla testa.
Questa è la vera essenza dell'essere umano.
Fino all'altro ieri laggiù vi era solo un esercito di "terroni" e "mangiapaneatradimento", oggi essi sono la "mia comunità" e "rischio la mia vita" per tentare di salvarne anche uno solo.
Salvacondotto per nascondere o dimenticare il razzismo leghista?
Niente affatto. Solo l'ennesima conferma che esso (il "leghismo") è figlio di una società che divide in padroni e servi.
E, per ora, mi fermo qui.

sabato 4 aprile 2009

NERVOSISMO...

Dopo una giornata di fatica, mi dedico un attimo di relax.
Ecco madame Bea al telefono:



...e non finisce qui...

giovedì 2 aprile 2009

BLOGGER O NON BLOGGER?

Ho letto un articolo di Andrew Sullivan,  su cosa è e come si scrive un blog, che mi ha fatto riflettere.
A parte il fatto che ritengo necessario il confronto onde evitare di convincersi di avere sempre la verità in tasca, mi è tornato utile perchè questo è per me un periodo (e ne ho passati diversi...) in cui mi sento poco ispirato, poco "creativo"; idee ne avrei anche, ma non riesco a svilupparle come vorrei e così mi ritrovo a lasciare un po' andare "Il diario di Nessuno" e (quasi esclusivamente) "feisbukkare".
Naturalmente è questo, anche, un atto di doverose scuse a quella (non sporca...) dozzina di amici blogger che mi leggono e che leggo e frequento. Ma non solo.
Già, perchè dopo due anni mi sento (la mia persona lo richiede-pretende, ahimè!) di tirare qualche somma.
Forse non fà per me, forse qualche troppo generoso commento (e complimento) mi ha fatto credere di possedere chissà quali capacità, forse pretendo troppo da me stesso. Del resto, come sostiene lo stesso Sullivan, quella del blogger è un'attività postmoderna. E io "odio" il postmoderno.
Poi leggo quel che scrive Nicholas Carr e mi sento meglio.
Egli sostiene che la cosiddetta "blogosfera" non esista più, oramai i blog sono "praticamente riviste on-line" e i pochi che resistono sono destinati a "morire" (ma si augura il contrario).
Ecco, ho deciso.
Ho deciso che non mollerò l'osso, che non mi lascerò scoraggiare.
Fino a quando ne avrò voglia, continuerò a tentare di scrivere i miei pensieri e le mie emozioni nel modo e nel momento che riterrò opportuno.
Continuerò insomma a tentare di essere me stesso (compresa l'abitudine di rispondere poco o nulla ai commenti, non per maleducazione ma per il semplice fatto che esprimo la mia opinione già nel post e mi sembra inutile l'uso del "risponditore automatico", "ciao, grazie" e simili per intendersi), nei limiti del possibile e nel bene e nel male.
P.s.: non so se si era capito, ma questo post era più una maniera di darmi una regolata e rispondere ad una delle domande che giornalmente assilla molti blogger: "Cosa scrivo oggi?".
A la prochaine fois.