martedì 31 luglio 2007

Ah, se lo avevo saputo....


Un "genio" della comunicazione che ostenta un tatuaggio riproducente il logo "Juventus" sul braccio; che ha rischiato la vita con un overdose di cocaina ma è stato salvato dal pronto intervento di coloro che partecipavano al "festino" cioè il trans Patrizia & Company; e che fa parte della famiglia che possiede la maggioranza delle azioni della Ferrari e di chissà quante altre aziende che sponsorizzano centinaia di manifestazioni sportive d'ogni genere in tutto il mondo, si permette il lusso di scrivere sul blog di "Italiaindependent" un articolo sulla morale nello sport! (???)
Egli scrive:" Per chi come me, (...), si è avvicinato allo sport legandolo a valori come dignità, rispetto delle regole e sana competizione, vedere ciò che sta succedendo nel ciclismo e nella formula uno, corrisponde ad un tradimento. Imbrogli, menzogne, corruzione e squallide messe in scena.
Il ciclismo è ormai diventato una farsa, quasi come il wrestling. La F1 è addirittura grottesca, tanto è evidente l'inganno.
(....)".
Mhm....mi ricorda qualcosa....
La morale di tutto ciò potrebbe essere :"Chi non ha peccato, scagli la prima pietra!"
Invece la morale è :"(nel sistema economico capitalistico) chi non ha peccato, scagli la prima pietra!"
Nel sistema economico capitalista una delle regole che formano le fondamenta è "nessuna morale", altrimenti non si spiegherebbe lo sfruttamento da parte di una minoranza dirigente nei confronti della maggioranza del genere umano in nome del profitto.
Il capitalista o, per usare termini moderni, l'imprenditore sostiene la morale come la corda sostiene l'impiccato, parafrasando una nota frase di un noto personaggio di inizio secolo di cui non ricordo il nome (ahahahahahah.....).
Non esiste un padrone o capitalista o imprenditore ,che dir si voglia ,buono!
Il padrone o capitalista o imprenditore non è nè buono nè cattivo, nè democratico nè tiranno, nè comprensivo nè ottuso; egli è solo padrone o capitalista o imprenditore e tutto quello che fa e dice, lo fa e dice in funzione del profitto e dell'accumulazione, egli si è ormai affrancato dagli orpelli della moralità o dell'etica, ed è sciocco credere il contrario, tuttavia li utilizza per perseguire il proprio scopo.
Il signor Lapo Elkann nella frase finale del suo post dice chiaramente quel che lo infastidisce. Non il fatto che lo sport, in questo caso specifico, si sia trasformato totalmente in area utilizzabile a scopo di lucro, ma piuttosto che coloro che lo praticano e dirigono abbiano come fine più il profitto che la vittoria sportiva in sè, e non perchè ciò sia sbagliato ma perchè mette in cattiva luce i "professionisti" del lucro, gli imprenditori sponsorizzanti come lui.

lunedì 30 luglio 2007

Stamattina, a Faro in Svezia, è morto Ingmar Bergman. Da un'amante del cinema un piccolo ma doveroso tributo.



venerdì 27 luglio 2007

Allegria! E' una bella giornata di sole.....

Agosto è alle porte e molti si preparano a partire per le vacanze.
Invece alla "Bertone Stile" di Caprie, in provincia di Torino, 52 dipendenti hanno ricevuto l' "invito" coatto a lasciare il posto di lavoro.
Non c'è molto da dire se non che un'altra, l'ennesima, batosta è stata data ai lavoratori, tutti. Questa è una giornata di lutto!
Dove erano i sindacati, quando la Dirigenza Bertone prendeva questa decisione?
Quando è ora di chiedere sacrifici in nome della produzione, i padroni in primis e i sindacati, moderni distributori di olio di ricino, pretendono, minacciano e, qualche volta, promettono; ma ora, i cosiddetti difensori dei diritti dei lavoratori, dove sono?
I "coccodrilli" dopo aver mangiato la propria preda piagnucolano sterili minacce di scioperi, manifestazioni e altre "inutilità"(non perchè realmente inutili ma che lo divengono quando giungono tardi!) simili, ma nel frattempo cinquantadue persone saranno lasciate a casa!

domenica 22 luglio 2007

Presenze.....usuranti!

La coerenza ha imposto una revisione del sistema pensionistico che era necessaria.
Mediante la discussione sull'accordo, il Governo si è reso finalmente conto delle potenzialità che faceva fatica ad esplicare. E' stato come dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, dove per cerchio si intende il popolo dei lavoratori e per botte l'opposizione.
Non era facile trovare un accordo su come far "dimenticare", ai lavoratori tra i 25 e i 35 anni, il sogno di andare in pensione ma con un ricamo di fino degno del miglior boia torturatore ci sono riusciti; il vero colpo da maestro è stata la "clausola" sui lavori usuranti, un altro tassello che rinforza la guerra tra poveri e che fà sì che, dopo aver diviso i lavoratori in categorie per "difenderli" meglio, coloro che non lavorano in fabbrica o non svolgono mansioni usuranti fisicamente, ma "solo" mentalmente si sentano "inferiori".
Il secondo piccione preso è la probabile confluenza di voti che dall'opposizione finirà nell'urna della fiducia al Senato.
Ma torniamo al tema iniziale, la coerenza.
Sull'argomento il Governo si è sicuramente domandato:"In Italia oramai la precarietà è ovunque, persino all'interno della nostra stessa maggioranza, perchè non diffonderla ampiamente anche alle pensioni?". E come tralasciare l'esempio di coerenza del Ministro Damiano che qualche tempo fa, all'interno di una trasmissione che fa della cultura il proprio vessillo (Domenica In... ,N.d.R.), dichiarava :"Non voglio alzare l'età, nè far cassa. Non voglio mettere le mani nelle tasche degli italiani....ma vorrei che l'età scendesse per che fa lavori usuranti.....".
In conclusione vorrei dire che, secondo me, criminale non è solo che uccide, stupra, rapisce, ruba eccetera, ma è anche chi scrive porcate sui giornali.
Dopo aver letto ciò che segue mi è un po' passata la voglia persino di ironizzare sui calci nelle parti basse che quotidianamente ci becchiamo, e perciò lascio ad altri il commento.
Un ultima precisazione.
Chi legge questo post e il seguente articolo e si sente infastidito pensando che io sia il "solito estremista di sinistra", chieda ai propri genitori, che magari andranno in pensione tra una decina di anni, se sono contenti.
Da "La Repubblica" (http://repubblica.it)del 21 luglio 2007
Il riformismo possibile di un governo di coalizione
di MASSIMO GIANNINI
"Tra scaloni che scendono e scalini che salgono, finestre che si aprono e finestre che si chiudono, Romano Prodi attraversa il "cantiere delle pensioni" portando a casa un compromesso dignitoso. La sopravvivenza è garantita, almeno fino all'autunno.
Il passaggio era insidiosissimo.
Per la prima volta dopo la Finanziaria, il governo di centrosinistra era chiamato a rimettere in discussione vantaggi e privilegi della sua costituency politico-culturale. Non più solo una lenzuolata di liberalizzazioni a scapito di chi probabilmente simpatizza per l'opposizione, ma un fazzoletto di limitazioni a danno di chi notoriamente vota per la maggioranza. Non più solo un sacrificio richiesto ai tassisti o ai commercianti, ma un beneficio sottratto a Cgil Cisl e Uil. E quindi per la strana "proprietà transitiva" della sinistra italiana, un maleficio imposto a Rifondazione e al Pdci.
Forse è esagerato parlare di una "svolta storica per il Paese", come fa il premier. Ma sia pure con un ritardo di quattro mesi sulla tabella di marcia, e in un clima di diffuso scetticismo (se non addirittura di palese disfattismo), il governo esce tutto sommato indenne da un test politico importantissimo. E se la parziale riscrittura del patto previdenziale firmata nella lunga notte di Palazzo Chigi non si può festeggiare come un trionfo dei "riformisti", non si può neanche giudicare come una vittoria dei "massimalisti".
Qualunque giudizio di merito si dia di questa riforma, a sentire dalle reazioni che ha innescato segna senz'altro un punto a favore di chi (dalla Bonino a Rutelli) insisteva per un atto di coraggio da parte del governo. E un punto a sfavore di chi (da Giordano a Diliberto) si considerava impropriamente la "guardia rossa" dell'esecutivo.
Se si giudicasse con i criteri dell'idealismo, senza conoscere niente del passato e del presente dell'Italia, senza sapere nulla delle sue prassi consociative e delle sue incrostazioni corporative, senza alcuna consapevolezza della disomogeneità culturale delle sue maggioranze e della fragilità istituzionale della sua democrazia, questo accordo andrebbe bocciato.
In tutta Europa, dalla Gran Bretagna all'Olanda, si va in pensione a 65 anni. L'ultima riforma varata in Germania innalza l'età di pensionamento addirittura a 67 anni dal 2030. Solo qui si può rischiare una crisi di governo se si innalza di un anno l'anzianità e si porta lo "scalino" a 58 anni. Solo qui si può rischiare l'ordalia nelle fabbriche se non si introduce la categoria dei "lavori usuranti" sconosciuta all'Occidente.
Se si giudica con i parametri del realismo, tenendo conto delle premesse concrete dalle quali si partiva, della fragilità politica della coalizione, della capacità d'interdizione della sinistra radicale, della forza d'urto della sinistra sindacale, questo accordo va promosso.
È meno di quello che sarebbe servito, ma è più di quello che si poteva temere. Molto semplicemente, e senza troppi velleitarismi impensabili nell'Italia ingessata di oggi, è una prova di "riformismo possibile".
Sul piano tecnico, i pregi della riforma sono almeno due.
1) La nuova disciplina riporta un equilibrio tollerabile nelle dinamiche finanziarie del sistema. Assicura grosso modo gli stessi risparmi della Maroni. E, almeno nella fase iniziale, non lo fa a spese della fiscalità generale, ma attraverso una redistribuzione delle poste interne al perimetro previdenziale. In prospettiva restano diverse incognite sulla copertura. Preoccupa il "paracadute" introdotto dal Tesoro dopo il 2011: se a quella data il riordino degli enti non avrà dato i risparmi attesi (cosa per la verità assai probabile, se non addirittura certa) sarà necessario il ricorso a ulteriori aumenti contributivi. Tra quattro anni è dunque ragionevole temere un ulteriore aumento di pressione fiscale a carico della collettività. Ma nell'insieme l'edificio finanziario può reggere.
2) Il superamento dello scalone di Maroni è modulato con tempi e formule accettabili. Accantonata l'ipotesi nefasta dello "scalino più incentivi" (inefficace e già fallita come dimostrato dallo stesso superbonus sperimentato dal Polo), il governo ha adottato la più funzionale formula "scalino più quote". Con un correttivo non secondario, che infatti fa gridare la Fiom e i due partiti comunisti. Dopo il primo scalino a 58 anni nel 2008, ogni quota successiva risultante dalla somma tra età anagrafica e contributiva dà diritto alla pensione solo in presenza di un requisito minimo di età: 59 anni dal primo luglio 2009, 60 dal primo gennaio 2011, 61 dal primo gennaio 2013. Con questo meccanismo si raggiunge un doppio risultato: si introducono di fatto altri tre scalini di innalzamento, e a regime si raggiungono gli stessi livelli di anzianità previsti dalla legge Maroni. È vero che il governo Prodi scende dallo scalone, riducendo l'età pensionabile da quota 60 (come prevedeva la legge del Polo) a quota 58 (come previsto dal primo scalino della nuova riforma). Ma è anche vero che a fine corsa raggiunge lo stesso traguardo. E salva il principio della "gradualità", che non può fare e non deve fare scandalo neanche per il più convinto dei riformisti. La Maroni era rozza tecnicamente e diabolica politicamente proprio per questo: introduceva una disparità sociale a danno dei pensionandi dal primo gennaio 2008, e ne scaricava l'onere politico sul governo successivo. Bisognava uscirne, senza rinunciare a correggere le anomalie. Questo era scritto nel programma dell'Unione. Questo, onestamente, è stato fatto.
Se due sono i pregi, due sono anche i difetti.
1) La riforma rinvia ancora una volta la trasformazione definitiva del sistema previdenziale. Il tanto atteso passaggio al contributivo (tanto versa oggi il lavoratore attraverso i suoi contributi, tanto incasserà domani con la sua pensione) resta una chimera. Qui sta la colpevole rinuncia del governo, che cede ad un intollerabile veto sindacale: l'aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, già previsto dalla Dini e già rinviato dalla Maroni, viene ulteriormente procrastinato al 2011. E quello che è peggio, viene affidato nuovamente a una misura discrezionale, e non automatica, come un decreto del ministro del Lavoro. L'esito è scontato: tra quattro anni ripartirà il tormentone, con i sindacati che si oppongono all'aggiornamento e il governo di turno che sarà costretto a un nuovo braccio di ferro. Siamo al rinvio del rinvio. Su questo si poteva e si doveva osare di più.
2) Preoccupa l'estensione delle categorie escluse. Archiviata la richiesta di Rifondazione, che per esigenze di classe avrebbe voluto esentare tutto il lavoro operaio, l'area delle categorie usurate si è ristretta, sulla carta, ai lavori "nocivi", agli addetti alle catene di montaggio, ai turnisti notturni. Dovrà decidere una Commissione, l'ennesima. Ma la platea degli esclusi dall'aumento dell'età rimane comunque molto vasta: circa 1 milione e mezzo di lavoratori. Quanto costa questa "clausola di salvataggio"? Difficile dirlo. Ma è un'altra probabile incognita finanziaria, oltre che un discutibile discrimine sociale. Il tempo dirà il risultato pratico della riforma. Quello che si avverte fin da ora, nel bene e nel male, è il suo impatto politico. Dopo la firma apposta sul testo da Cgil, Cisl e Uil, per i partiti della sinistra radicale è più difficile rompere su questo l'alleanza. Giordano e Diliberto possono soffiare sul fuoco della rabbia dei duri della Fiom. Ma per ora, sia pure con la formula un po' ambigua della firma "per presa d'atto" apposta sul documento firmato nella notte, Epifani sembra reggere all'urto dei metalmeccanici di Cremaschi. Questo rende più stretto il sentiero di Prc e Pdci, che ora sono in evidente difficoltà. La prova sta nell'appello, improprio, che ora i due partiti comunisti fanno alle fabbriche, chiedendo ai lavoratori di esprimersi sull'accordo con un referendum, e scavalcando ancora una volta a sinistra i sindacati. Ma l'arma appare spuntata. Hic Rhodus hic salta. La riforma delle pensioni non è una legge sulla fecondazione assistita, dove ci si può rimettere alla libertà di coscienza dei singoli.
O la sinistra radicale considera come un "male minore" l'accordo siglato a Palazzo Chigi, e allora deve cercare di farlo accettare anche agli operai di Mirafiori. Oppure lo considera un "male assoluto", e allora si deve assumere la responsabilità di uscire dalla maggioranza, e di far rivivere al centrosinistra il terribile trauma del '98. Quello che non può fare, è sospendere il giudizio e considerare la partita ancora aperta, lasciando che la coalizione arda a fuoco lento in vista del solito, palingenetico "autunno caldo".
Se c'era una battaglia da fare, andava fatta prima dell'accordo.
Adesso che è stato firmato, per una sinistra di lotta che voglia continuare ad essere anche sinistra di governo, c'è solo da difenderlo.

giovedì 19 luglio 2007

LAVORATORIIIIII???

Ah, finalmente!
Quegli scrocconi e fannulloni dei lavoratori francesi hanno le ore (?) contate!
"Citoyens" di tutto il mondo unitevi, d'ora in poi niente più scioperi da sorbire, potrete farvi i vostri affari liberamente. Intanto quegli straccioni di operai, impiegati e similastri, che osano rivendicare ad esempio un rinnovo di contratto,non avranno più scampo!
Ecco un altro esempio di libertà.
Dopo aver lottato per ottenere condizioni più umane sul lavoro, ora si cerca allegramente di cancellare questi diritti, che alcuni chiamano "privilegi". Invece in Italia, e cito testualmente il Professor Giacomo Vaciago (docente di economia all'Università Cattolica di Milano) su "La Stampa" (http://www.lastampa.it/) , "i governi di sinistra subiscono continuamente ricatti dai sindacati" che, pensate questi illiberali, cercano di difendere i pochi restanti diritti dei lavoratori.
L'economista in questione (ma si sa che economisti, professori universitari e giornalisti sono i sacerdoti della indiscutibile e dogmatica religione capitalistica), sospirante, definisce "bel sogno" applicare anche da noi un pacchetto di norme come quelle proposte da Sarkozy.
Il professore della "Cattolica........" rileva che "Il governo (francese-n.d.r.) pensa che sia colpa del sindacato e di conseguenza gli picchia in testa.". Prosegue poi stigmatizzando il "ricatto" attuato dai sindacati; come se gli imprenditori non abbiano sempre basato il loro potere contrattuale sulla logica del ricatto...
Complimenti! Bel sogno!
Un sogno così, vero incubo per i lavoratori (oltre che difficilmente realizzabile, a meno che quei fannulloni degli operai si rassegnino in santa pace alla loro condizione di schiavi), farebbe la felicità del Silvio nazionale (di quale nazione non si sa...), che spesso e volentieri invitava a lavorare e non scioperare. Salvo poi elogiare le serrate imprenditoriali e gli scioperi dei liberi professionisti. Ma farebbe la felicità anche dei futuri PD...isti ( Perbenismo Demagogico....) che si erano già resi responsabili di analoghe, seppur minori, limitazioni al diritto di sciopero, in nome del servizio pubblico garantito al cittadino, che per costoro corrisponde all'impiegato sicuro del proprio lavoro, disinteressato a scioperi e cause sindacali, ma molto interessato ad investire in borsa quei quattro soldi in più che riesce a mettere da parte. E se pensiamo che in ambiti di estrema sinistra vi era chi giustificava questi provvedimenti in nome della "strutturalità" delle riforme, lo scenario desolante è completato.
Le tanto acclamate riforme di Sarkozy stanno venendo alla luce, ma più che di riforme trattasi di controriforme.
In Germania il governo Merkel per favorire la crescita economica attacca i diritti dei lavoratori; in Italia da settimane si discute se portare le pensioni oltre i 60 o oltre i 90 (?); ora il governo francese del conservatore Sarkozy vuole limitare il diritto allo sciopero.
Al giorno d'oggi il lavoratore, per piacere agli imprenditori e ai governi, deve essere: flessibile (.... non precario perchè suona male....); deve lavorare minimo 48 ore alla settimana ; essere disponibile a farsi "affittare" (un'ora qua,un'ora là...); lavorare anche durante le pause pranzo per non decrementare il proprio livello produttivo, pena la perdita del lavoro... ; non deve assolutamente lamentarsi di tutto ciò e quindi non scioperare; e lavorare fino a quando la propria condizione fisica glielo permette (....se ce la fa, magari morire sul lavoro...) onde non aspirare alla pensione.
.....Ma che ci frega...... "il cielo è sempre più blu".....


Doping

Questa volta voglio occuparmi di sport.
Alcuni potranno pensare che ciò che è successo sia frutto semplicemente di un campanilismo troppo esasperato,io invece penso che è il segnale dato è molto forte e se fosse applicato anche ad altri sport, forse, certi problemi si potrebbero superare con meno ipocrisia.
Il fatto in questione è l'ennesimo caso di doping nel ciclismo,questa volta l'"atleta" in questione si chiama Sinkewitz ed è di nazionalità tedesca.
La vera notizia è che i network nazionali teutonici, questa volta, hanno deciso che era ora di dire basta e, per rispetto verso i loro spettatori, hanno sospeso la trasmissione del "Tour de France".
Senza voler fare l'elogio della cultura tedesca, mi sembra che ,fortunatamente, da qualche parte esistano ancora alcune tracce di quello che andiamo cercando un po' tutti ovunque e che fatichiamo non poco a trovare: valori morali!
Pensiamo a cosa succederebbe in Italia se la Rai non trasmettesse più partite di calcio perchè, ad esempio, si scoprissero "combine" o dubbi sull'integrità di qualche giocatore o dirigente di qualche squadra (?!).
Ho voluto sottolineare questo fatto perchè in quanto ex appassionato di sport, in un mondo dove tutto è misurato con il metro del profitto e di conseguenza dell'arrivismo ad ogni costo raramente assistiamo a fatti di questa portata. Decine di ipocriti bacchettanti si ergono a paladini di qualche cosa solo perchè gli frutta l'ingrossamento del conto in banca scordando totalmente che esistono bipedi di razza umana che vivono con meno di 1 dollaro al giorno e a cui non importa molto di sapere se il campione di turno ha "subito" un ingiustizia, dato che per essi l'ingiustizia è data dall'essere costretti a esistere facendo finta di vivere.
Va bene, scusate, non volevo ma mi sono lasciato andare.....
In effetti è assurdo cercare una moralità all'interno di una società che ha fatto della stessa un manifesto per attrarre gli stolti verso l'obiettivo finale, il profitto......
O no?
Scusate ancora, ma alle volte i conati sono così violenti che non riesco a trattenerli!Gianluca.

lunedì 16 luglio 2007

Vacanze.....precarie....!



Nel seguente articolo di Pierangelo Sapegno da "La Stampa" (http://www.lastampa.it/) è ben descritto ciò che la società che noi stessi abbiamo creato ci impone di fare : CONSUMARE !
Nell'era della tecnica, del consumo, ossia nel postmodernismo l'uomo non esiste. Ciò che esiste è l'immagine che egli dà di se, non importa più la qualità della vita o i compromessi a cui egli deve scendere, importa solo ciò che agli altri appare. L'uomo è sceso a livello di "ologramma"
Ecco allora che pur di consumare (in questo caso le vacanze estive) ci si riduce alle peggiori condizioni di "soggiorno".




Quelli delle ferie nel parcheggio

PIERANGELO SAPEGNO

L’Aurelia è una fila di luci abbaglianti. Il signor Germano dice ai bambini di far silenzio. Loro sono già a letto dentro la macchina, sul bordo della strada. Adesso arriva anche papà, si dorme tutti qui. Germano fa l’operaio. «Così porto al mare tutta la famiglia», dice.

La spiaggia è sotto al ponte, prima della galleria di Varigotti, uno strapiombo su una piccola baia. Nel parcheggio di Finale davanti alla Guardia di Finanza, l’altra sera erano in venti a dormire nelle macchine. Qualcuno s’era aperto pure le tende dentro l’auto. Stanotte sono disseminati lungo l’Aurelia, un piccolo esercito. E se ci parli assieme, scopri che non sono dei disperati. Sono i tuoi vicini di casa, sono quelli che saluti al bar.
Sul bordo della strada Marco ha 23 anni, da Milano, operaio meccanico specializzato, e questa notte tira giù i sedili e dorme dentro la sua Seat Leon, su questo bordo della strada, davanti alla spiaggia di Varigotti. Anche Giovanni ha 23 anni e viene da Milano. Fa l’impiegato in una ditta edile, responsabile delle gare d’appalto. Gioca con il computer aspettando di prender sonno sulla spiaggia. Ogni tanto vengono i vigili e i carabinieri, fanno le multe e li cacciano via. Ma loro ritornano.

E’ il popolo delle notti sconosciute, delle vacanze che non contiamo mai. Sono quelli che guadagnano 700 euro al mese e come si fa, quelli che hanno un lavoro come si trova, quelli che «hanno una laurea da disoccupato», che «è meglio guardare il cielo che pagare un albergo», che «in Grecia sì, ma in Liguria è troppo caro», quelli che «ci venivo da piccolo con mamma e papà e stavamo stretti stretti in macchina nella notte buia», quelli che «l’Italia siamo noi» e chissà se un giorno lo capiranno, quelli che hanno scaricato un film su Internet e stanotte si guardano sul computer Diego Abatantuono, Attila flagello di Dio, quelli che si svegliano al mattino, si stropicciano gli occhi e scorgono appena gli altri che salutano il giorno come loro, lì vicino, spalla a spalla. Votano Rifondazione comunista, Forza Italia, Alleanza nazionale, ma anche chi se ne frega di quei ladroni, sono l’Italia sotterranea e trasversale, e l’Italia comune che ha riempito le piazze la sera di Berlino, l’Italia che scopriamo sempre e non riconosciamo mai, come se avessimo tutti un fratello che è figlio unico, disgregato, disoccupato, dimagrito.
La sveglia.

Quand’è arrivato al mattino presto per aprire il ristorante La Caravella, Bruno Gonella ne ha trovati 20 che dormivano sulla spiaggia: «Ma era tutta brava gente e non ho chiamato nessuno». Alle due della notte sta seduto sulla soglia con una birra in mano. «Io sono il guardiano di Varigotti», dice. Qualche sera fa avevano ammucchiato degli ombrelloni per farsi la casa sotto il cielo di stelle e allora aveva fatto venire i vigili. Avevano sequestrato tutto, ma quelli erano scappati. Come quando vanno a ritirare gli ombrelloni che riempiono le spiagge libere durante la notte. Occupazione di territorio pubblico: se uno per sbaglio va a richiedere il suo ombrellone paga 1030 euro. Per fortuna, non sbaglia mai nessuno.

I vigili li collezionano, gli ombrelloni. Ma quelli che sono qui stanotte non hanno paura dei vigili. Federico e Leonessa hanno messo gli asciugamani sui finestrini per nascondere la loro camera da letto. Germano è venuto qui con la moglie e i due figli da Novara. Fa l’operaio. Ha comprato questo fuoristrada a rate, una grande Toyota blu scura, e adesso ci dorme con la famiglia, aspettando questa mattina di luce chiara per farsi il bagno sulla spiaggia libera di Malpasso e prendersi un po’ di sole. «Con quel che guadagno mica posso permettermi una camera d’albergo per tutti». Meglio spenderli per questo macchinone. «Si sta comodi», dice. E fa bella figura anche in questa notte piena di luci abbaglianti che corrono sull’Aurelia, sotto a questo cielo di presepe.
In Spagna Simone è un impiegato commerciale, pure lui di Milano. «Faccio preventivi in un’azienda di serramenti». Stipendio di 700 euro al mese, e fino a 60 giorni fa era di 500. «Ti pare che posso pagare un albergo qui in Liguria?». Però, 15 giorni in Spagna se li fa lo stesso, e dormirà pure in albergo «perché lì i prezzi sono più civili».

Alessandro, 23 anni, agenzia immobiliare, Milano. Questo posto l’hanno scoperto per caso una mattina passandoci. Non sapevano che ci dormisse tanta gente. Dice: «Si vede che siamo in tanti che la pensiamo allo stesso modo».

Poi ci sono Daiana, Tania e Alessia, tutte e tre studentesse. Tania che ha 22 anni si laurea martedì in economia e commercio: «Quindi puoi scrivere che sono una disoccupata». Più su, sulla strada, Tatiana, 24 anni, è operaia in un’azienda tessile di Milano, e ci viene per divertimento: «lavoro ma mi mantiene la famiglia. Per questo week end mi hanno dato dieci euro». La benzina la paga il fidanzato, il mangiare se lo portano da casa. Alessio, 29 anni, da Monza, è impiegato in un’azienda di plastica. Viene qui tutti gli anni, sull’Aurelia, stesso posto e stesso mare, nel parcheggio sotto al costone, vicino al ponte prima della galleria. Federico invece fa il benzinaio e ha scoperto queste vacanze per caso, una notte di tre anni fa: «Mentre passavo ho visto tutte queste macchine ferme con le luci accese. Mi sono chiesto che cosa ci facevano e quando l’ho capito ho deciso di farlo anch’io».
Prima di addormentarsi Giovanni ha acceso il computer. Con gli amici si guarda il film di Abatantuono prima di andare a dormire. Due metri più in là arrivano le risate di Ivan e dei suoi compagni di notte: «Queste non sono proprie vacanze. Sono una fuga da Milano. Appena possiamo, partiamo tutti i venerdì sera. Ci venivo con i miei da bambino. Loro amavano la Liguria, ma non avevano i soldi per mantenere tutta la famiglia in albergo. Hanno cominciato a portarci qui. E’ un posto magnifico e si sta bene». Come Andrea, che fa il praticante in uno studio di avvocato e l’ultima volta ha votato Forza Italia: «Che male faccio? Mica rubo a dormire sotto alle stelle». Certo che no.

Tanto ci pensa Bruno della Caravella, se succede qualcosa, seduto sulla soglia, a guardare le luci che si spengono.

Tutto tranquillo, dice. E’ una buona notte.

giovedì 12 luglio 2007

Sono in vacanza !

Chi è in vacanza si affanna, cerca di fuggire dal caos della città verso il caos di mare, montagna ecc.
Io no.
Non bramo di andare in luoghi di mare (soprattutto per disputarmi il posto in una spiaggia strapiena), non sogno spiagge incontaminate o altre cose simili, sogno la pace, la tranquillità, le cose semplici, la calma.
D'estate me ne sto in città e faccio tutto con "comodo",passeggio e osservo, mangio assaporando e non con l'unico scopo di nutrirmi, bevo mi ubriaco e godo.
Godo, o cerco di godere, di tutto.
Amo stare seduto su una panchina in una piazza a leggere con il sottofondo dei suoni delle persone, voci, passi.
Con un amico, vizioso della calma, abbiamo "scoperto" il silenzio extraurbano, il silenzio cioè delle piccole stazioni ferroviarie della provincia: i grilli, i suoni del vento e ,raramente, qualche treno.In questo ambiente le discussioni filosofiche si sprecano.
C'è solo una controindicazione, ossia che tutto deve essere molto breve perchè se mi abituo il senso del dovere si affievolisce e inizio a pensare di non voler tornare al tran-tran quotidiano.
Ma che merda di vita è quella che ti costringe a lavorare per far arricchire qualcun'altro e perdersi, nel frattempo, tutto il resto?

Demo...cràcia!


Di seguito,copiaincollando, dal blog "Vulcani" (http://blog.libero.it/terzarepubblica) vi propongo l'ennesimo caso di quella libertà che esiste nel nostro amatissimo Paese, libertà di stampa, libertà di poter apertamente criticare le istituzioni in maniera democratica, libertà quindi di poter lavorare per pagare gli avvocati che ci difenderanno se vogliamo esprimere la nostra libertà. Ma non tutti abbiamo raccolto il messaggio che il "profeta" Corrado Guzzanti ci lanciava alcuni anni fa : "Nella casa delle libertà, famo un po' che ca..o ce pare....." !
"Il blog di Piero Ricca bloccato su querela di Emilio Fede.
di Piero Ricca.
Emilio Fede mi ha querelato e la finanza ha cambiato le chiavi di accesso al mio blog, impedendomi di pubblicare nuovi articoli. Il blog mi è stato chiuso su richiesta del pubblico ministero romano Giuseppe Saieva, con atto del gip Cecilia Demma. Il "sequestro preventivo" mi è stato notificato alle 14,00 di oggi 10 luglio da due agenti del "nucleo speciale contro le frodi telematiche" della guardia di finanza, venuti appositamente dalla capitale. Il sequestro proviene da una querela per diffamazione presentata da Emilio Fede nei miei confronti per la contestazione al circolo della stampa di Milano del 16 aprile 2007. In esecuzione del medesimo provvedimento è stato cancellato dal blog un mio articolo relativo alla vicenda Fede e i commenti a margine dei lettori. Per motivi tecnici non è stato possibile, come pure era stato richiesto dall'autorità giudiziaria, togliere il video da youtube. Non si è arrivati all'oscuramento totale del blog, che pure era stato prospettato nel decreto di sequestro preventivo, solo perché gli agenti della finanza hanno adottato la soluzione di modificare la mia password di amministratore di www.pieroricca.org, previa missione mattutina a Sarzana (La Spezia), sede legale della società di gestione del blog. Naturalmente farò immediata richiesta di dissequestro. E mi riservo di querelare a mia volta il signor Fede. Ricordo infatti che la contestazione ebbe come antefatto una mia domanda (sul caso Europa 7 e le frequenze abusivamente occupate da Rete 4), alla quale il direttore del tg4 rispose dandomi dell' "imbecille". Per non parlare dello sputo che mi indirizzò nell'androne del circolo della stampa, come testimonia il video reperibile all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=5KbGNQwO7es
Con il querelante ci confronteremo dunque in tribunale, magari davanti a qualcuno dei magistrati diffamati e spiati negli anni del governo del suo adorato datore di lavoro. Sarò lieto di farmi processare un'altra volta per aver espresso opinioni condivise dalle persone che stimo. Nel frattempo non smetterò di interpellare e criticare i personaggi pubblici che non stimo, esercitando il mio diritto-dovere di dissenso. Nessuno riuscirà a sequestrare la libertà di espressione, mia e degli amici del gruppo Qui Milano Libera e del blog: questo è certo.
Ringrazio fin d'ora chi vorrà far circolare questo comunicato.
Piero Ricca
L'ultimo commento che mi sorge è la speranza che il succitato trovi a confrontarsi con qualcuna delle cosiddette "toghe rosse" di cui qualcuno va continuamente parlando, a patto che veramente esistano.....

martedì 3 luglio 2007

New brand?



In questi giorni nella mia città,Torino, c'è gran fermento.
Modelle,turisti, tanta gente che più o meno freneticamente affolla il centro, ma che succede?Succede che mercoledì notte ci sarà la presentazione ufficiale, con tanto di stratosferica kermesse e notte bianca incorporata, della nuova 500, e a Torino quando si muove la Fiat si muovono anche i muri.
"Che bello! Finalmente" diranno i commercianti, "un occasione per vendere qualcosa in più. Meno male che c'è la Fiat in questa città semi morta, altrimenti sarebbero guai!"
Già! dico io, meno male che c'è la Fiat. Altrimenti chissà dove finiremmo. Sì, perchè Torino è sempre stata una città dormitorio dove non esiste la creatività, infatti nulla è stato inventato o creato qui. Questo, per esempio, è un elenco delle cose che "non" sono state create: l'Enel,la Sip (poi diventata Telecom), il Cinema, la Rai, la Juventus (...ma questo è un errore....), il Torino calcio, eccetera, Torino "non" è stata la prima capitale dell'Italia unita, questa città "non" è mai stata una fucina di talenti musicali tanto che "non" è qui che esiste uno degli studi di registrazione più conosciuti e frequentati nell'ambito musicale italiano. Invece qui a Torino esiste la Fiat e basta!
E' per la "grande malata" che sono comparsi nella periferia a metà anni cinquanta interi quartieri dormitorio popolari (Le Vallette, Falchera) ed è sempre per stargli dietro che oggi troviamo ovunque interi isolati di fabbriche dismesse. La sua storia inizia alla fine dell'Ottocento e tocca l'apice dalla metà degli anni Cinquanta alla fine dei Settanta quando arriva a sfiorare i circa trecentomila dipendenti nei vari stabilimenti; poi la crisi e il declino lento e agonizzante fino all'orlo del baratro che travolge, naturalmente, soprattutto i lavoratori e di riflesso l'indotto. E qui vorrei aprire una parentesi polemica con il sistema di produzione capitalistico, perchè è portatore di una malattia cronica che l'umanità, prima del suo avvento, non conosceva: la specializzazione; infatti l'uomo tra le sue peculiarità possiede quella di adattarsi all'ambiente e quindi saper imparare a fare tutto e non ridursi ad automa che esegue un solo compito in modo sistematico.
Dicevo che chi ha subìto in maniera irreversibile gli effetti delle crisi sono stati i dipendenti Fiat, infatti essi hanno perso il lavoro e si sono dovuti riciclare in altri mestieri mentre la "grande malata" da un lato ha succhiato il sostentamento dalle mammelle dello Stato e dall'altro investiva in fabbriche in Polonia, Brasile, Repubblica Ceca e altri paesi dove la manodopera ha un costo molto inferiore rispetto a quella nostrana. Ora in uno Stato che si rispetti, se un'azienda privata riceve fondi per il proprio sostentamento e li investe all'estero, se qualcuno se ne accorge, come minimo gli taglia i fondi, in Italia invece li si prega in ginocchio di elemosinargli qualcosa tipo la promessa di aprire un paio di stabilimenti in meridione; et voilà! ecco comparire come per incanto Melfi e Termini Imerese con la condizione che in caso di ulteriori crisi le casse nazionali colmino la cassa integrazione.
Dopo aver tentato di rifilare la patata bollente, senza successo, a qualche "sprovveduto", leggasi General Motors (da notare la scelta del partner, non un colosso in ascesa tipo Chrysler o simili ma un ex colosso in caduta libera e agonizzante dalla fine degli anni novanta), improvvisamente (?) e inaspettatamente(?) si è dispiegato un trend positivo che ha permesso una sorta di rinascita, ma attenzione perchè i grandi analisti che conoscono il mercato sanno che esso è come una grande onda in continuo movimento e quindi alterna spinte verso l'alto a cadute in basso e il segreto è , "semplicemente", usare la furbizia di mettere abbastanza fieno in cascina.
Oggi Torino pare non essere più la "città della Fiat", è stata obbligata ad emanciparsi dalla funzione di città dormitorio ed ha cercato di riciclarsi nella nuova economia (la cosiddetta "economia dei servizi", ossia della produzione senza prodotto), perciò non sarebbe ora di smetterla di prostrarsi al volere del nostro ex padrone? Avete costruito fabbriche in Brasile per arricchirvi alla faccia nostra? Allora, cortesemente, andate a fare le presentazioni a Rio de Janeiro invece di romperci i c......i ! Caro signor Chiamparino, la città non è proprietà Fiat ma è di tutti noi e siamo stanchi di prostituirci a favore del primo che passa!