domenica 7 giugno 2009

I MISTERI ESISTONO SOLO PER UTILITA'.

L'1 giugno 2009 un airbus della compagnia Air France partito da Rio De Janeiro e diretto a Parigi con a bordo più di 200 passeggeri scompare improvvisamente dai radar. Scattano gli allarmi e partono le ricerche. Le ipotesi e le notizie che circolano sono contrastanti, un giorno si dice una cosa e il giorno dopo se ne dice un'altra. I titoli che seguono, corredati dai link che rimandano alle notizie per esteso, rendono l'idea della confusione che domina. Le ipotesi si sprecano, le più accreditate riguardano le condizioni meteorologiche (tempesta tropicale e fulmini) ma non mancano quelle di attentati terroristici. Non si sa se la verità verrà svelata, tuttavia alcune domande, con la conoscenza dell'ignorante, mi rimbalzano in testa: è possibile oggi, date le conoscenze tecnologiche che l'umanità possiede, "perdersi" un aeroplano, un oggetto volante lungo 64 metri, con un'apertura alare di 60 metri, alto 16 metri e del peso di 230 tonnellate (230000 chilogrammi!) ? Ad oggi, il più grosso rischio per la verità è non ritrovare, o trovare in ritardo, la scatola nera, e il tempo stringe perchè tra 3 settimane non sarà più possibile "leggere" i dati in essa contenuti. Decisamente non credo, anzi dubito, alle teorie complottistiche, bisogna però ammettere che troppe volte si è poi scoperto che determinati avvenimenti non erano assolutamente casuali. Se mi capitasse di perdere amici o famigliari in circostanze tragiche, una volta "assorbito" il colpo la cosa che credo mi premerebbe maggiormente è la conoscenza della verità. Non si può dire: "E' morto! Capita.", senza esibire spiegazioni. Ed è perciò che, non lo auguro, ma ho l'impressione che ci sia il rischio di trovarsi di fronte ad un'altra "Ustica".
1 Giugno
- Brasile, allarme per un Airbus di Air France scomparso dai radar - Aereo scomparso, Air France mette le mani avanti: i nostri piloti sono esperti e la manutenzione recentissima - Airbus Rio-Parigi: possibile l'avaria elettrica causata da un fulmine - Volo scomparso,visti fuochi in mare. Lo dice pilota di un aereo commerciale
2 Giugno
- «Qui si balla, siamo in difficoltà» Poi in 228 si perdono nel silenzio - Brasile: nave francese avvista possibili resti aereo Air France - Avvistato presso le coste del Senegal il relitto dell'aereo scomparso - Aereo scomparso, frammenti metallo e sedili avvistati in oceano
3 Giugno
- Nessun dubbio: i resti appartengono all’aereo scomparso - «L'Airbus è esploso in volo». Le Monde: specialisti di Air France sostengono che l'aereo è esploso ad alta quota. Ma non sarebbe un attentato - Airbus, è giallo sull'esplosione. Gli esperti: la dispersione dei rottami fa pensare a esplosione in volo - Disastro Air France: trovati nuovi resti
4 Giugno
- L'aereo è esploso in volo - Aereo scomparso, "E' improbabile che sia esploso" - El Mundo: un comandante di Air Comet ha visto un bagliore sull'Atlantico - L’Airbus era troppo veloce. Lo rivela l’ultimo messaggio - Incidente Air France,Le Monde: Airbus volava "troppo lentamente" - Disastro A-330, è ancora giallo. "Nessun rottame è stato ritrovato"
5 Giugno
- Marina brasiliana: resti non identificabili - Air France 447, una sciagura che probabilmente resterà senza spiegazioni ma, per dovere di cronaca, qualcosa va detto. - Brasile: dall'airbus partiti 24 messaggi di anomalie - Brasile: Bea, segnalatore potrebbe essersi staccato da scatole nere



Post aggiornato alle ore 8,30 di domenica 7 giugno

sabato 6 giugno 2009

"Il cibo del Capitale" ***

« [...] La costruzione delle Halles Centrales, il grande mercato coperto nel centro di Parigi, inizia nel 1854 e si conclude nel 1857. E' una delle grandi opere del Secondo Impero commissionate da Napoleone III al barone Haussmann. Parigi deve diventare "la capitale delle capitali": si aprono boulevard, si operano demolizioni radicali, viene avviata la costruzione di venticinque grandi chiese, è introdotta l'illuminazione a gas nelle strade. E' lo stesso Luigi Napoleone Bonaparte - che a seguito del colpo di Stato del 2 dicembre 1851 si è proclamato imperatore il 2 dicembre 1852 - a dare precise indicazioni all'efficiente barone Haussmann, ai suoi architetti, ai suoi ingegneri. In pochi anni la città si trasforma in un immenso cantiere. L'imperatore dei banchieri, dello sviluppo del grande capitale e delle conquiste coloniali intende inviare due messaggi chiari: il suo sarà un regime forte e stabile, che normalizzerà la Francia "repubblicana" e quarantottarda; il Secondo Impero porterà la Francia nel mondo, imponendo la sua potenza sui mercati internazionali.
La costruzione delle Halles Centrales rientra in questo disegno. Gli architetti Victor Baltard e Félix-Emmanuel Callet sono incaricati di erigere, in uno spazio di otto ettari tradizionalmente usato per seppellire i parigini, una sorta di tempio delle merci, una grandiosa struttura in acciaio e vetro, organizzata in padiglioni giganteschi, depositi, uffici, infrastrutture. Un mondo a parte, dotato di una propria organizzazione, dove confluiscono alimenti di ogni genere, montagne di cibo, per poi distribuirsi nelle vene e nelle arterie della metropoli. Le Halles Centrales dovranno essere il simbolo dell'abbondanza e della ricchezza del Secondo Impero, il segno di una nuova era di sviluppo e di benessere.
Venti anni dopo la loro costruzione, quando Zola scrive "Le ventre de Paris", le Halles continuano a svolgere la loro funzione di grandioso apparato digerente della capitale. Ma è mutato il contesto. La guerra franco-prussiana del 1870 ha determinato la caduta del secondo Impero; l'esperienza rivoluzionaria della Comune di Parigi del 1871 è stata repressa nel sangue; il regime autoritario del nuovo "ordine morale", il governo di Thiers e poi del maresciallo Mac-Mahon, attua una politica di vendetta anticomunarda e di controllo poliziesco su ogni aspetto della vita sociale. La florida abbondanza delle Halles degli anni Cinquanta, che aveva saputo stupire i parigini e il mondo, ha assunto nuovi significati; quell'abbondanza porta ora il segno della contraddizione, del conflitto di classe, dell'opulenza per i borghesi e della miseria per i proletari. I parigini del 1872 sono più che mai divisi in "grassi" e "magri", in ricchi e poveri. [...]»
(*** Tratto dall'introduzione de "Le ventre de Paris", a cura di Lanfranco Binni per Newton & Compton, Roma 1997)


« [...] Rimasero in piedi, salutandosi, nel coro finale dei formaggi, che, in quel momento, ci davano dentro tutti insieme. Era una cacofonia di fiati infetti, dalla molle gravezza di quelli a pasta cotta, il groviera e l'olandese, fino agli acuti alcalini dell'olivet. Si sentiva il cupo borbottìo del cantal, del chester, dei caprini, simile a un disteso canto basso, su cui si distaccavano, in note acute, gli improvvisi tanfi dei neufchâtel, dei troyes e dei mont-d'or. Poi i puzzi accelleravano, rotolavano gli uni sugli altri, si ispessivano delle zaffate del port-salut, del limbourg, del géromé, del marolle, del livarot, del pont-l'evêque, e un po' alla volta si fondevano, prorompendo in un'unica esplosione di fetori. Quella fusione si spandeva, rimaneva viva, in mezzo a un vibrato generale, in cui non c'erano più odori distinti, in una continua e nauseante vertigine, una tremenda puzza asfissiante. Tuttavia, sembrava che, a puzzare così forte, fossero soprattutto le malignità di Mademoiselle Saget e di Madame Lecœur.
"Vi ringrazio molto", disse la burraia. "Se un giorno sarò ricca, vi ricompenserò".
Ma la vecchia non se ne andava. Prese una piccola forma di formaggio, la rigirò tra le dita, la rimise sul tavolo di marmo. Poi ne chiese il prezzo.
"E quanto costa, per me?", aggiunse sorridendo.
"Per voi niente!", rispose Madame Lecœur. "Ve lo regalo".
E ripetè: "Ah, se fossi ricca!".
Mademoiselle Saget le disse che un bel giorno lo sarebbe diventata.
Il piccolo formaggio era già scomparso nella sporta. La burraia ridiscese nel sotterraneo, e la vecchia zitella accompagnò la Sarriette fino alla sua bottega, dove parlarono un po' di Monsieur Jules. Intorno a loro, la frutta odorava di primavera.
"C'è un'aria migliore qui che da vostra zia", disse la vecchia. "Mi era venuta la nausea, poco fa. Come fa a vivere là dentro? Qui, almeno, c'è un buon profumo, ci si sta bene. La frutta vi fa venire un magnifico colorito, bella mia".
La Sarriette si mise a ridere. Amava i complimenti. Poi vendette una libbra di mirabelle a una signora, assicurandole che erano dolci come lo zucchero.
"Anch'io le comprerei volentieri, le mirabelle...", mormorò Mademoiselle Saget, quando la signora se ne fu andata. "Però me ne bastano così poche... Sapete: per una donna sola!".
"Prendetene pure una manciata!", esclamò la graziosa ragazza bruna.
"Non sarà quello che mi manderà in rovina... Dite a Jules di venire qui, per favore, se lo vedete. Starà fumando un sigaro, seduto sulla prima panchina, uscendo dalla strada grande, a destra".
Mademoiselle Saget aveva allargato bene le dita per prendere la manciata di mirabelle, che andarono a raggiungere il formaggio, nella sporta. Finse di uscire dalle Halles, ma voltò in una delle strade coperte, camminando lentamente, e pensando che le mirabelle e il formaggio costituivano una cena un po' troppo magra. Di solito, dopo il suo giro pomeridiano, quando non era riuscita a farsi riempire la sporta dalle varie bottegaie, che colmava di complimenti e di pettegolezzi, era costretta ad accontentarsi di avanzi. Tornò nascostamente verso il padiglione del burro. Lì, verso rue Berger, dietro gli uffici dei grossisti di ostriche, c'erano i banchi dei cibi cotti. Ogni mattina, alcuni carrellini chiusi, a forma di cassa, rivestiti di zinco e muniti di feritoie, si fermavano davanti alla porta delle grandi cucine, raccogliendo alla rinfusa gli avanzi dei ristoranti, delle ambasciate, dei ministeri. La cernita si svolgeva nel sotterraneo. Dalle nove in poi, venivano esposti in bella mostra i piatti, a tre soldi e a cinque soldi l'uno: pezzi di carne, filetti di selvaggina, teste e code di pesci, verdure, salumi, e perfino dolci appena cominciati e pasticcini quasi interi. I morti di fame, i modesti impiegati, le donne tremanti di febbre, facevano la fila, e a volte i bambini prendevano in giro certi avidi spilorci, che compravano con sguardi circospetti, badando che nessuno li vedesse. Mademoiselle Saget sgusciò davanti a una bottega, la cui proprietaria sosteneva di vendere soltanto avanzi provenienti dalle Tuileries. Un giorno, le aveva perfino fatto comprare un pezzo di cosciotto arrosto, assicurandole che veniva direttamente dal piatto dell'imperatore. Quel pezzo di cosciotto, mangiato con un certo orgoglio, fu una consolazione per la vanità della vecchia zitella. Del resto, se in quelle occasioni si nascondeva, lo faceva soltanto per garantirsi l'accesso nei negozi del quartiere, dove gironzolava senza mai comprare nulla. La sua tattica era bisticciare con i fornitori, appena veniva a conoscenza di un pettegolezzo che li riguardava, poi andava da altri, lasciava anche loro, quindi si riappacificava, facendo il giro delle Halles. Con quella tattica metteva lo zampino in tutte le botteghe. Si sarebbe detto che facesse formidabili provviste, mentre, in realtà, viveva di piccoli regali, o, come ultima risorsa, di avanzi comprati con i suoi soldi.
Quella sera davanti alla bottega c'era soltanto un vecchio. Fiutava un piatto di carne e pesce mischiati. Da parte sua, Mademoiselle Saget fiutò una porzione di fritto freddo. Costava tre soldi. Tirò sul prezzo, e la ebbe a due soldi. Il fritto freddo sprofondò nella sporta. Intanto arrivavano altri acquirenti, che avvicinavano il naso ai piatti, tutti con gli stessi movimenti uniformi. L'odore del banco era nauseabondo: un tanfo di stoviglie unte e di acquaio lavato male.
" Tornate domani", disse la venditrice alla vecchia.
" Vi metterò da parte qualcosa di buono...Stasera ci sarà un gran pranzo alle Tuileries".
Mademoiselle Saget stava promettendo che sarebbe senz'altro venuta, quando, voltandosi, vide Gavard, che aveva sentito tutto, e la guardava. Diventò rossa come un pomodoro, si strinse nelle spalle, e se ne andò in gran fretta, fingendo di non averlo riconosciuto.
L'uomo, invece, la seguì un istante con lo sguardo, alzando le spalle, e borbottando che la malignità di quell'arpia non lo stupiva più, "dato che si avvelenava con tutte le porcherie su cui avevano ruttato alle Tuileries". [...]».
("Le ventre de Paris", Emile Zola 1873; capitolo V, pgg. 204-206. Newton & Compton, Roma 1997)

venerdì 5 giugno 2009

NON MAFIA, CRIMINALITA' ORGANIZZATA (???).

Ho voglia oggi di parlare di una "personcina" di cui nessuno parla mai (...), Renato Brunetta.
E' arcinoto che ricopre il ruolo di ministro della Funzione Pubblica nell'attuale governo, ed è altrettanto noto che si sia fatto notare già diverse volte per alcune uscite, diciamo così, poco ortodosse. Dalla storia degli impiegati "fannulloni" ai tornelli agli ingressi dei ministeri, dai "5 anni di carcere" proposti per i medici che compilano certificati fasulli ai poliziotti "panzoni".
Insomma, ogni volta che esterna crea scalpore.
Quella di cui mi voglio occupare è coinquilina dei "panzoni", si tratta dell'antimafia e, onde evitare fraintendimenti, prego gli scettici di guardarsi il video (dal min. 2 e 11 al min. 3 e 55 ca.)
A mio parere, il ministro se ne occupa con una leggerezza impressionante.
Traggono in inganno le affermazioni, piuttosto banali, che egli fa: "[...] Io non amo gli anti...io preferisco le regole...preferisco le regole e far rispettare le regole, se in Italia si rispettassero le regole non ci sarebbe bisogno dell'antimafia perchè la mafia è una criminalità come le altre...e quindi dovrebbe essere perseguita come tutte le altre... [...]" e "[...] Io addirittura la scioglierei, nel senso che mi piacerebbe che non ci fosse lo specifico della mafia... [...]", che scoperta, verrebbe da aggiungere!
Un po' più pericoloso quel che potrebbe sottendere tutto ciò.
Da parte di un ministro si richiede una maggiore serietà nel trattare determinate tematiche e a pensar male si potrebbe ipotizzare una certa complicità, ma non voglio pensare che un onorevole della Repubblica si spinga a tanto.
Il punto è un altro.
Appare evidente che al ministro è stato imposto l'uso della forbice, perciò lo scopo di tali affermazioni è quello di "istruire" il cittadino al fatto che alcune spese sono inutili e una di queste "inutilità" è l'antimafia.


giovedì 4 giugno 2009

LA SICUREZZA DI VERONA.....

Volete trascorrere alcuni bei momenti bevendo una birra, chiaccherando con alcuni amici e, magari, ascoltare qualcuno pizzicare le corde di una chitarra?
Bene. Allora evitate accuratamente Verona!
Eh sì.....perchè se per caso sforate le ore 22 dovrete prepararvi a rischiare una multa o, peggio, il fermo di polizia!
Bravo signor Tosi, sindaco di Verona difensore della libertà!



martedì 2 giugno 2009

UN'ALTRA FAVOLOSA RICETTA (POSTMODERNA)

Stasera avevo parecchio appetito.
Ho ronfato stile cinghiale tutto il pomeriggio e mi sono svegliato affamato, ho fatto mente locale su cosa rosicchiare e il dilemma si è ridotto alla sfida tra spaghetti alla Carbonara o fusilli al tonno (meravigliosi, soprattutto col tonno in scatola!!!!!).
Allora ho messo sù l'acqua, l'ho salata, poi ho preso un paio di uova dal frigo le ho poggiate sul piano di lavoro e ho preso la scatoletta del tonno.
Si sono guardate, mi hanno guardato, le ho guardate e...ho telefonato alla pizzeria a domicilio!
Buonissima! E buon appetito!