venerdì 27 agosto 2010

Un "virus" moderno.

Quando, oramai tre anni fa, ho iniziato a scrivere (su) questo blog, era soprattutto la curiosità che mi spingeva. Avevo sentito vagamente parlare di tale realtà e, nel pieno rispetto delle moderne regole di omologazione, mi sono detto: voglio farlo anch'io.
Qualcuno mi aveva detto che scrivevo bene (mi pare evidente che fosse una presa in giro...) e dentro di me è partita la scintilla.
Da un punto di vista creativo, i primi tempi sono stati eccezionali.
Sentivo di avere qualcosa da dire tutti i giorni. Ma sentivo anche che mancava una delle parti fondamentali: il dialogo.
Le visite, e soprattutto i commenti, erano così rare da farmi pensare di avere sopravvalutato le mie capacità. Così ho deciso di traslocare su una piattaforma meno ampia e sono approdato su Libero che, a mio parere allora, rispetto ad altri offriva una buona scelta di template e, soprattutto, una community di utenti ben avviata.
Ho parcheggiato i miei pensieri e i miei disgusti lì per un annetto e devo ammettere che mi ha dato qualche soddisfazione, il flusso di visitatori è aumentato esponenzialmente fino ad assestarsi sulle cinquanta fisse giornaliere (...che per molti è un numero da ridere, ma per il sottoscritto era un risultato fenomenale) e anche i commenti, quindi l'opportunità di dialogo, non mancavano.
Ho conosciuto (diciamo virtualmente) molte persone, alcune molto gradevoli, altre molto meno, ma comunque nell'insieme ho ricordi piacevoli di quel periodo.
Poi la "scoperta", il grande fastidio.
Non ho mai avuto la pretesa di possedere conoscenze particolari, ma ci sono momenti nella vita di ognuno di noi in cui ci si pone determinati quesiti di ordine fondamentale. Sono, queste, le classiche domande filosofiche che, volenti o nolenti, assillano il genere umano: chi e cosa siamo? qual'è il nostro scopo? In breve, la domanda delle domande: perchè?
Quindi, con tutti i limiti personali che possiedo, ho tentato di toccare argomenti di un certo tipo.
La delusione è stata tale da farmi pensare di avere a che fare con individui disinteressati e ignoranti.
Appena dedicavo un post a questioni filosofiche o politiche di un certo livello, ma pur sempre con il mio stile, che non definisco elementare ma nemmeno accademico, tutto taceva.
Pochi commenti, nessuna riflessione degna di nota, tranne qualche saluto o complimento (che , nel caso specifico, risultava a dir poco fastidioso).
Mi chiedevo: è possibile che quando si parla di cazzate tutti hanno qualcosa da dire e quando invece si parla del senso della vita o di importanti questioni politiche (...non nel senso di gossip parlamentare) nessuno si degni di, quanto meno, prestare attenzione?
Tutto ciò mi ha convinto a ritornare da dove ero partito e, armi e bagagli, ho fatto dietro-front qui su Blogger.
"Va bene. Ok, hai raccontato la tua storia. Ma qual'è il punto?"
Il punto è che mi ero sbagliato.
Mi sono reso conto che il problema non era causato da ignoranza o disattenzione.
Il problema è lo stesso che affligge l'umanità occidentale tutta: l'iper-individualismo.
Non interessa a nessuno costruire rapporti con altre persone, l'unico scopo è dire la "nostra". Ma ci importa poco o nulla se dall'altra parte c'è una persona o un tronco d'albero o una macchina che risponde in automatico.
E tutto ciò, evidentemente, è contrario alla natura umana.

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