giovedì 12 agosto 2010

"Education of a Felon"

«Riappendendo il ricevitore, considerai la possibilità di darmi alla fuga. A mio avviso, è preferibile essere inseguito che catturato, ed era lampante che si era aperto un capitolo tutto nuovo nei miei rapporti con la Divisione delle Condizionali. Con grosse riserve, mi misi in macchina per raggiungere l'ufficio delle condizionali.
Era situato al centro della città, nell'edificio che al pianterreno ospitava il vecchio Million Dollar Theater. Una volta dentro, l'assistente addetta al pubblico doveva azionare un sistema di apertura della porta perchè si potesse riuscire. I bugigattoli usati come uffici si aprivano lungo un passaggio stretto: il posto evocava un luogo kafkiano. Si aprì una porta, comparve una testa, e una mano mi fece cenno di entrare.
- Personalmente, la rimanderei immediatamente in prigione, - fu la frase con cui mi accolse Harry Sanders. Era sulla trentina, grasso e sgradevole, le guance cascanti che gli straripavano dal collo della camicia. Vibravano quando muoveva la testa - Il mio superiore mi ha detto di aspettare.
Sono sicuro che il superiore in questione era convinto che fossi sempre sotto la protezione di Mrs. Hal Wallis. Non aveva intenzione di agire in maniera sconsiderata.
- Le dirò una cosa - proseguì Sanders. - Si troverà un altro tipo di lavoro.
- Che c'é di male a vendere automobili?
- Troppe tentazioni...troppe truffe ai clienti.
Volevo protestare, ma i giornali erano pieni di articoli a proposito di uno scandalo recente riguardante H.J. Caruso, uno dei più importanti concessionari della California del Sud. Alzai le spalle senza dire nulla.
- E questa Jaguar...Lei si sbarazzerà di questa vettura. Chi diavolo crede di essere? Uno in libertà vigilata al volante di una Jaguar!
Abbassai lo sguardo in segno di sottomissione, ma ciò non mi impedì di fantasticare quanto mi sarebbe piaciuto trattare con quel tizio a quattrocchi, da qualche altra parte, senza testimoni. Quando tornai all'automobile, mi accorsi che le mani mi tremavano. Volevo ammazzare Sanders, perchè sapevo, contrariamente alla credenza popolare, che l'omicidio è forse il crimine più facile da commettere, così come uscirne fuori puliti, se l'autore segue un copione semplice. Innanzitutto, non fidarsi di nessuno. E' un fardello troppo pesante da portare per gli altri, specie se questi altri si ritrovano in una situazione in cui possono scambiare l'informazione in loro possesso con la libertà.
Troppa gente si sente apparentemente obbligata a fidarsi di qualcuno, vuotando il sacco. L'assassinio è un fardello pesante per l'anima. Così non dovrebbe essere, ma lo é.
Il secondo passo consiste nel trovare un posto dove sorprendere la vittima da sola, un vicolo, un parcheggio, un garage sotterraneo.
Avanzate di qualche passo e sparate, preferibilmente tra gli occhi o dietro l'orecchio; anche il cuore può andare. Accertatevi che il colpo sia mortale e che nessuno potrà identificarvi. Sbarazzatevi dell'arma, in un posto dove non sarà mai possibile ritrovarla, e fate in modo che non si possa risalire a voi, nel caso in cui venga ritrovata. Dunque non ci sono né corpi del reato, né testimoni. Anche se la polizia è convinta della vostra colpevolezza, non esiste alcuna prova che potrà esibire dinnanzi a una giuria. Se vi interrigano, non mentite. Non dite nulla, tranne: - Voglio parlare con il mio avvocato - .
Ditelo agli sbirri che eseguono l'arresto; ditelo all'agente addetto alla procedura di ingresso in prigione; ditelo agli investigatori che vi interrogano; ditelo a tutti gli agenti che passano; ditelo all'infermiere che distribuisce i medicinali; ditelo al custode: - Voglio parlare con il mio avvocato.
Mi sentivo in grado di passarla liscia, ma non era nella mia natura uccidere a sangue freddo. Per legittima difesa, sì. Se qualcuno minacciava la mia vita, l'avrei eliminato senza tanti complimenti. Harry S. poteva forse rientrare in questa categoria, ma quel forse non era abbastanza perchè gli togliessi la vita, benché non valesse gran che. Avrei provato a resistere, ad accettare ciò che mi diceva, avrei provato a rabbonirlo. Era contrario alla mia natura, ma era l'unica possibilità che avevo di vincere.
Mi restavano nove mesi e dodici giorni per portare a termine la mia condizionale. Lo Stato mi aveva messo un cappio al collo quando avevo quattro anni affidandomi alla tutela del Tribunale dei Minori. Da allora ero stato in libertà vigilata o in regime di affidamento in prova al servizio sociale. Se ero capace di resistere, c'era la speranza che il mio responsabile fosse impegnato in altri casi che potevano attrarre la sua attenzione. Se fossi riuscito a tener duro per un anno, mi sarei scaricato da ogni obbligo. Sarei stato libero.»

(Edward Bunker, "Educazione di una canaglia", cap. Decimo: Nella merda fino al collo, pgg. 349-350-351. Einaudi, Torino 2002)


sottofondo consigliato: Wu-Tang Clan - Severe Punishment, 1997


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