venerdì 6 marzo 2009

LA MIA OPINIONE (SUL RECENTE PUBBLICATO)

Ho deciso di pubblicare alcuni pezzi tratti da "Vita liquida" di Zygmunt Bauman perchè credo che egli sia riuscito ad analizzare la società che viviamo (o "abitiamo", data la sua nichilistica forma) con precisione; a tratti, quel che si legge può apparire quasi banale, scontato, ma, a mio parere, è proprio questo il carattere che lo rende ancora più spaventoso: sappiamo, conosciamo, ma, nichilisticamente, ci abbandoniamo nelle sue mani!
Credo che molti si pongano, quasi "istintivamente" (l'uso, non casuale, delle virgolette è dato dalla mia convinzione che l'Uomo moderno non sia più in grado di "usare" il suo antropologico istinto e usa perciò il riflesso interiore costruitogli dall'attuale società), la classica (e terribilmente fuorviante!) domanda: cosa ci posso fare?
Prima, una necessaria precisazione.
Per quale motivo ritengo la domanda "terribilmente fuorviante"? Perchè fa parte di un modo di vedere le cose che non solo non può far parte del patrimonio dell'Uomo moderno, ma, paradossalmente, lo retrocede di alcune migliaia di anni.
A mio modo di vedere, siamo un po' troppo presi dal "concreto" e scartiamo velocemente tutto quello che non riteniamo tale, ma per affrontare e risolvere le situazioni "concrete" in maniera definitiva è necessaria una profonda conoscenza della loro struttura. Nel particolare, come si può anche solo pensare di affrontare determinate questioni ideologiche (a loro volta, in molti casi, imprenscidibili da altrettante questioni filosofiche) riducendole a "operazioni meccaniche" di sostituzione o migliorìa di elementi?
Ovviamente, non si può, non basta, risulta insufficiente. 
Tuttavia si è delineato un moderno manifesto del nichilismo: il rifugio nel concreto.
Ma un movimento (quello umano) che va, per definizione, verso il progresso deve agire dialetticamente e la dialettica è nemica del nichilismo.
Si diceva, cosa ci possiamo fare?
Non possiedo alcuna pretesa di soluzione, tuttavia credo che un primo e fondamentale passo, possa essere il riconoscimento di quel che esiste realmente e di quel che invece viene propagandato come tale, e per farlo si devono indagare le questioni con metodo dialettico, appunto.
I momenti storici che hanno visto grandi avvenimenti di progresso per l'Uomo sono stati ricchi di "fondamenta" intellettuali, proprio quello che si deve tentare di ricostituire. La pratica, senza una sostanziosa teoria che prepari e sorregga nei momenti difficili, è inutile!
Non so se è già arrivato il tempo della "ricostruzione", ma è evidente che fondare sistemi umani su basi di conflitto tra uomini non può che portare alla distruzione totale, bisogna operare un taglio netto e per farlo è necessario anzitutto confutare e, conseguentemente, rifiutare tutte quelle teorie che lo sostengono a partire dall' «ultimo-omismo».
Oggi si parla di crisi economica e di (probabile) fallimento del liberalismo senza considerare che il sistema vigente si autoriproduce mediante correttivi più o meno drastici, ma il punto è proprio questo: l'umanità sarà destinata all'autodistruzione finchè continuerà a sostenere questo modello.
Le "riparazioni", per quanto efficaci possano essere sul momento, sono sempre temporanee e mai definitive, se si vuole una macchina senza falle si deve sostituire quella vecchia.
E' facile oggi parlare di crisi perchè non è la prima e non sarà l'ultima volta che questo sistema l'affronta e finora, tra alti e bassi, ne siamo sempre usciti.
Voglio fare un esempio. Immaginiamo il sotterraneo di un palazzo infestato da ratti: questi animali adottano un sistema praticamente infallibile per sopravvivere, gli esemplari anziani fungono da avanguardie permettendo così ai giovani di continuare a riprodursi e costringendo chi disinfesta ad inventarsi sempre nuovi metodi per combatterli. Il sistema economico capitalista funziona pressappoco allo stesso modo, esso riceve correttivi sempre più efficaci (apparentemente) determinando però crisi sempre più acute quando i correttivi non sono più validi.
Dicevo che oggi è facile parlare di crisi, ma oggi la crisi non ha ancora raggiunto livelli acuti, ci spaventa, ma non siamo ancora terrorizzati: da un lato vi sono i poveri del sud del mondo, coloro che non posseggono nient'altro che la propria vita e sono disposti a tutto per conservarla, dall'altro i poveri e i nuovi poveri del nord del mondo che, però, posseggono ancora qualcosa da proteggere oltre la propria vita e sono disposti (quasi) a tutto per non perderlo.
Il "nuovo" Uomo, l'Uomo-consumatore, sta esaurendo l'utilità per cui è stato costruito e tra pochi decenni non avrà più la possibilità di "consumare". Il futuro (nemmeno troppo remoto), andando avanti di questo passo, sarà costituito da una massa di esseri umani affamati e disposti a tutto.
Può sembrare, la mia, una visione apocalittica, ma non lasciamoci ingannare dalle sirene riformiste di questo putrido e decrepito sistema. Il fine ultimo dell'essere umano è la conservazione e la riproduzione della specie, non la sua distruzione. 

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