domenica 13 aprile 2008

La realizzazione dell'irrealtà.

Nonostante il riscontro oggettivo in moltissime situazioni, ho sempre (o quasi) diffidato dall'assoluta verità della seguente affermazione : "Il formale è sostanziale".
Ora con un piccolo sforzo mettiamo da parte per qualche minuto questa frase e puntiamo l'attenzione in un'altra, apparentemente, direzione.
Ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, è sicuramente capitato di vivere una vicenda all'interno di una struttura medica, direttamente o indirettamente.
Quando stiamo male, qualunque sia il male (sia esso di natura fisica o psichica, più o meno grave, che tocchi direttamente la nostra persona o una persona a noi cara), egoisticamente forse, ma giustamente egoisticamente, necessitiamo di attenzione e perciò ci rimettiamo alla cura e al giudizio di terzi che, nel caso specifico, sono medici e/o infermieri.
Mi spiego meglio.
E' ovvio che se riteniamo il nostro fastidio meno grave di quello di qualcun'altro non saremo così ottusi da pretendere priorità(non è questo il senso dell'analisi), ma quando verrà il nostro turno quel che ci aspettiamo è un tipo di trattamento "umano" e non simile a quello che un lattoniere o un elettrotecnico rivolgono ad un "oggetto" malfunzionante.
Il mio Zingarelli alla voce "ospedale" recita:
sing.masch. Complesso di edifici e attrezzature destinati al ricovero e alla cura dei malati. Etimologia: dall'aggettivo latino hospitalis, derivazione di hospes, hospitis "ospite".
In base a tutto ciò, è una pretesa inaccettabile, aldilà delle "strette" cure mediche, la richiesta di un gesto o di una parola di conforto?
L'ospedale non è un'officina meccanica di riparazione ma è un luogo di cura e di "ospitalità"!Adesso è necessario rispolverare la prima frase di questo scritto.
In realtà l'affermazione "Il formale è sostanziale" è giusta, necessita però del riconoscimento di una realtà e di un linguaggio socialmente oggettivati; la mela in natura non è "mela" ma lo diventa nel momento in cui viene riconosciuta socialmente come "mela", se però chiamiamo "mela" tutti i frutti esistenti delegittimiamo formalmente la sostanzialità della "mela" in quanto frutto specifico.
Ecco come la semantica assume un ruolo fondamentale nella società postmoderna, con la de-ontologizzazione dei significati formali.
Già il postmodernismo rifiuta la realtà oggettiva ma quando si accoppia indissolubilmente (e ciò è inevitabile per non rendersi definitivamente inaccettabile ai suoi stessi occhi) con la semantica realizza la completa devastazione della realtà ontologica.
Questa trasformazione è la reificazione della reificazione, l'oggetto che, non solo, assume le sembianze del soggetto ma che ,addirittura, ontologicamente diventa soggetto.
Nel caso specifico dell'esempio succitato l'uomo non è più uomo ma diventa "utente" o "consumatore" o "cliente", l'"unità" sanitaria locale diventa "azienda" sanitaria locale e l'ospedale non è più hospitalis ma officina di riparazione.

Nessun commento: