martedì 11 agosto 2009

Hell is around the corner




«Voi credete in un edificio di cristallo, eternamente indistruttibile, cioè di un genere al quale non si potrà fare né una linguaccia di nascosto, né un gestaccio nella tasca. Bé, ma forse io temo questo edificio proprio per il fatto che è di cristallo ed eternamente indistruttibile e non gli si potrà nemmeno fare una linguaccia di nascosto.
Perchè vedete: se al posto del palazzo ci sarà un pollaio e pioverà, forse potrò infilarmici, nel pollaio, per non inzupparmi, ma comunque non lo scambierò per un palazzo per riconoscenza, perchè mi ha riparato dalla pioggia. Voi ridete, dite anche che in questo caso un pollaio o un palazzo sono la stessa cosa. Sì - rispondo io - se si dovesse vivere solo per non inzupparsi.
Ma che fare se mi sono messo in testa che si vive non solo per questo e che, se si deve vivere, allora è meglio vivere in un palazzo? Questa è la mia volontà, questo il mio desiderio. Voi me lo raschierete di dosso solo quando cambierete i miei desideri. Bè, cambiateli, lusingatemi con altro, datemi un altro ideale. Ma per ora non prenderò un pollaio per un palazzo. Ammettiamo pure che il palazzo di cristallo sia una panzana, che per le leggi della natura nemmeno si pone, e che l'abbia inventato io, solo in conseguenza della mia propria stupidità, in conseguenza di alcune antiche e irrazionali abitudini della nostra generazione. Ma che m'importa se nemmeno si pone. Non è forse lo stesso, se esiste nei miei desideri o, per meglio dire, esiste finché esistono i miei desideri? Forse ridete di nuovo? Ridete pure; io accetterò ogni derisione e comunque non dirò che sono sazio, se ho fame; so comunque che non mi fermerò su un compromesso, su un infinito zero periodico, solo perché esiste per le leggi della natura ed esiste effettivamente. Non prenderò per il coronamento dei miei desideri una casa solida, con appartamenti per inquilini poveri a contratto per mille anni e per ogni evenienza con il dentista Wagenheim sull'insegna. Annientate i miei desideri, cancellate i miei ideali, mostratemi qualcosa di meglio, e io vi verrò dietro. Voi magari direte che non vale neanche la pena di stabilire contatti; ma in tal caso io vi posso anche rispondere la stessa cosa. Consideriamo la cosa seriamente; se non volete degnarmi della vostra attenzione, allora non mi metterò a supplicarvi. Ho il sottosuolo.
Ma finché vivo e desidero, che mi si secchi la mano, se porterò anche un solo mattoncino per una tale solida casa! Non badate al fatto che poco fa io stesso ho respinto l'edificio di cristallo, unicamente per il motivo che non gli si potrà fare una linguaccia. Non l'ho affatto detto perchè ami tanto tirare fuori la lingua. Forse mi sono arrabbiato solo contro il fatto che un edificio tale, al quale non sarebbe possibile fare una linguaccia, tra tutti i vostri edifici ancora non si trova. Al contrario, me la farei tagliare la lingua, per pura gratitudine, ci si sistemasse in modo tale che non mi venisse mai più la voglia di tirarla fuori. Che m'importa se non ci si può sistemare così, e ci si deve accontentare di appartamenti?
Perchè sono stato creato con desideri del genere? Possibile che sia stato creato così solo per arrivare alla conclusione che tutta la mia creazione è solo un imbroglio? Possibile sia tutto qui lo scopo? Non ci credo.
E del resto, sapete una cosa: sono convinto che noialtri del sottosuolo bisogna tenerci a freno. Seppure siamo capaci di starcene in silenzio nel sottosuolo per quarant'anni, se poi usciamo alla luce e scoppiamo, allora giù a parlare, parlare, parlare...».
(Fëdor Michajlovic Dostoevskij: "Memorie dal sottosuolo", par. "X", pagg. 46-47. Newton & Compton, Roma 1998)

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