L'ultima, infelice, uscita del ministro della Pubblica Amministrazione, onorevole Renato Brunetta, fa riflettere su un modello di comportamento che negli ultimi tempi spopola, la prepotenza arrogante.
Si badi che non ne è esclusa la maggior parte dei politici italiani di ogni colore, ma quello che stupisce è che alcuni sembrano più agguerriti di altri nel far valere le proprie ragioni. E in più, quel che spiazza è il fatto che detengano il potere ovvero non avrebbero questa necessità.
Esiste una vera e propria corrente con tanto di caposcuola.
Il "lìder maximo" può venir considerato il Presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Silvio Berlusconi, che appena può si lascia andare a esternazioni a dir poco fuori luogo (ricordo, per esempio, quella riguardo ai "voli della morte" eseguiti in Argentina durante il regime di Videla) salvo poi negare l'evidenza e tentare di farle passare per battute di spirito (spirito di patata, verrebbe da dire) o alcune dichiarazioni nei confronti di vari avversari politici degne di polemiche da osteria e non di un Capo di governo (per esempio, riguardo all'ex Presidente della Regione Sardegna descritto come un «incantatore di serpenti, ha fallito in tutto, come imprenditore, come politico e come governatore della Sardegna»). Nel suo caso, però, l'atteggiamento in questione potrebbe imputarsi alla consapevolezza del tempo che passa, egli sa di non essere immortale e vuole tentare il colpo finale.
Meno "grandi", ma altrettanto competitivi sono il già citato Brunetta e Daniele Capezzone.
Riguardo al primo, la giustificazione potrebbe essere la mancata vittoria del premio Nobel o la mancata assegnazione del dicastero dell'Economia; per il secondo, invece, il discorso è più semplice vista la capacità di "adattamento"(1993-2007 partito Radicale, 2006-2007 Rosa nel Pugno, 2007 Gruppo misto, 2008 Forza Italia-Partito delle Libertà), per la serie: non importa chi ci sia al governo, oramai sono qui e non mi schiodo.
Apparentemente scollegati tra loro, in realtà i tre hanno molti punti in comune: arrivano tutti da famiglie piccolo borghesi o bottegaie; hanno formazioni scolastiche simili (uno è laureato in Giurisprudenza e uno ne vanta l'iscrizione ma non la frequenza e la conclusione; due su tre sono diplomati al liceo classico); e, dulcis in fundo, sono tutti simpatizzanti, chi più chi meno, per il partito Socialista (liberal version, naturalmente...).
Ma da dove nasce l'arroganza e la prepotenza che li contraddistingue?
Sarebbe fin troppo facile appellarsi a presunte mancanze fisiche (altezza...calvizie...carenza di diottrie...bruttezza...), ma allora dov'è il problema? Sarà una questione legata all'infanzia e al rapporto non felice coi genitori? Oppure, ancora, deriva da angherie subite da compagni di scuola o da insegnanti? Oppure è legato ad eventuali problemi di natura sessuale?
Non lo so, so però che hanno bisogno di aiuto, anche medico.
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