sabato 21 marzo 2009

LA RIVINCITA DEGLI ARROGANTI

L'ultima, infelice, uscita del ministro della Pubblica Amministrazione, onorevole Renato Brunetta, fa riflettere su un modello di comportamento che negli ultimi tempi spopola, la prepotenza arrogante.
Si badi che non ne è esclusa la maggior parte dei politici italiani di ogni colore, ma quello che stupisce è che alcuni sembrano più agguerriti di altri nel far valere le proprie ragioni. E in più, quel che spiazza è il fatto che detengano il potere ovvero non avrebbero questa necessità.
Esiste una vera e propria corrente con tanto di caposcuola.
Il "lìder maximo" può venir considerato il Presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Silvio Berlusconi, che appena può si lascia andare a esternazioni a dir poco fuori luogo (ricordo, per esempio, quella riguardo ai "voli della morte" eseguiti in Argentina durante il regime di Videla) salvo poi negare l'evidenza e tentare di farle passare per battute di spirito (spirito di patata, verrebbe da dire) o alcune dichiarazioni nei confronti di vari avversari politici degne di polemiche da osteria e non di un Capo di governo (per esempio, riguardo all'ex Presidente della Regione Sardegna descritto come un «incantatore di serpenti, ha fallito in tutto, come imprenditore, come politico e come governatore della Sardegna»). Nel suo caso, però, l'atteggiamento in questione potrebbe imputarsi alla consapevolezza del tempo che passa, egli sa di non essere immortale e vuole tentare il colpo finale.
Meno "grandi", ma altrettanto competitivi sono il già citato Brunetta e Daniele Capezzone.
Riguardo al primo, la giustificazione potrebbe essere la mancata vittoria del premio Nobel o la mancata assegnazione del dicastero dell'Economia; per il secondo, invece, il discorso è più semplice vista la capacità di "adattamento"(1993-2007 partito Radicale, 2006-2007 Rosa nel Pugno, 2007 Gruppo misto, 2008 Forza Italia-Partito delle Libertà), per la serie: non importa chi ci sia al governo, oramai sono qui e non mi schiodo.
Apparentemente scollegati tra loro, in realtà i tre hanno molti punti in comune: arrivano tutti da famiglie piccolo borghesi o bottegaie; hanno formazioni scolastiche simili (uno è laureato in Giurisprudenza e uno ne vanta l'iscrizione ma non la frequenza e la conclusione; due su tre sono diplomati al liceo classico); e, dulcis in fundo,  sono tutti simpatizzanti, chi più chi meno, per il partito Socialista (liberal version, naturalmente...). 
Ma da dove nasce l'arroganza e la prepotenza che li contraddistingue?
Sarebbe fin troppo facile appellarsi a presunte mancanze fisiche (altezza...calvizie...carenza di diottrie...bruttezza...), ma allora dov'è il problema? Sarà una questione legata all'infanzia e al rapporto non felice coi genitori? Oppure, ancora, deriva da angherie subite da compagni di scuola o da insegnanti? Oppure è legato ad eventuali problemi di natura sessuale?
Non lo so, so però che hanno bisogno di aiuto, anche medico. 

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