venerdì 16 ottobre 2009

Giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato sciopero.....




La parola di oggi, ma più che una semplice parola è una sensazione, è, tanto per cambiare, disgusto.
Ammetto di essere un po' rompicoglioni, ma nemmeno tanto. E' che quando penso a certe cose mi si rivolta lo stomaco e non riesco a stare zitto, il boccone non va giù, non basta un tozzo di mollica. La spina rimane incastrata.

Non sapevo che stamattina ci sarebbe stata, qui a Torino, una manifestazione degli studenti contro la Riforma Gelmini e l'ho scoperto quando, poco dopo le dieci, ho sentito musica ad alto volume e il vociare tipico dei cortei. Poi sul giornale cittadino (La Busiarda, detta anche La Stampa), ho letto che sul camion-sound ci sarebbe stato anche "Zulù" dei 99Posse.
Tutto ciò è stato il pretesto per il nervoso che mi è montato.
Anzitutto vorrei dire che non mi dispiace il folklore, le feste paesane, le sfilate carnevalesche, le sagre della salsiccia, i concerti e i festival canori estivi. Ma qui, c'è qualcosa che non va.
Perchè una manifestazione con annesso corteo che si prefigge di protestare con una motivazione politica, deve (non dovrebbe!) essere seria.
Non funebre, si badi. Ma seria.
Viceversa i destinatari dell'agitazione non potranno dare una risposta seria e tutto, allegramente, verrà ricordato come un semplice giorno di festa.
"E sò ragazzi...", penserà qualcuno.
Conseguentemente, il mio pensiero inviperito è andato ad altri momenti.
Al Primo Maggio, per esempio. Che qui a Torino è storicamente considerato come "il" Corteo, con la "c" maiuscola, ma che, purtroppo, negli ultimi anni si è trasformato più in una passerella pubblicitaria per il leader di turno.
Oppure, ad un qualsiasi corteo che sostiene uno sciopero.

Il benessere economico degli ultimi vent'anni e l'atteggiamento fin troppo servile dei sindacati nei confronti del Padrone, hanno fatto sì che le manifestazioni di protesta si trasformassero in "passeggiate prefestive".
Altri tempi quelli in cui i segretari sindacali dovevano badare attentamente alle parole usate nei comizi per evitare che dai gruppi di operai partisse il lancio dei bulloni (e Sergio D'Antoni ricorderà sicuramente cosa intendo...); e altri luoghi quelli in cui il corteo del Primo Maggio marcia compatto incutendo rispetto e timore, mi riferisco alla Grecia e al KKE.
Senza dubbio.
Però i tempi cambiano.
Oggi la crisi è feroce, checchè se ne dica.
I lavoratori, tutti, vedono sempre più messo a rischio il proprio diritto all'esistenza a seguito della precarizzazione, della cassa integrazione e dei licenziamenti sempre più frequenti.
Ma cosa si fa per protestare? In che modo si tenta di alzare la voce per gridare "Non siamo disposti a mollare"?
Praticamente nulla!
Ci si limita a scendere in piazza il sabato, di pomeriggio. Confondendosi, quasi mimetizzandosi, nello "struscio" dello shopping prefestivo.
Cosicchè l'unico reale fastidio che si provoca, lo si genera in qualche automobilista e in molti poliziotti che, è bene non dimenticarlo (ma che non diventi un alibi...), sono anch'essi lavoratori e per niente privilegiati.
Nel frattempo, i destinatari della protesta, i governi e i padroni, trascorrono il week-end a chiappe nude in villeggiatura e se ne battono grandemente.
Che disgusto, che squallore!

giovedì 8 ottobre 2009

Ultra nichilismo?




Il motivo per cui ho difficoltà a scrivere un post è dato dal fatto che, fino ad ora, la mia attenzione era volta ai disgustosi episodi che periodicamente mi infastidivano.
Ora il disgusto ha superato di gran lunga la (semi) normalità e nulla mi stupisce più.
Che originalità.
Vero?