Finito il festivalone nazionale, mi permetto di tirare due sommette.
La prima grande verità è che la musica, anzichè essere protagonista, latita; infatti, non a caso, viene chiamato il Festival di Bonolis o di Baudo o di chicchessia, ma non più della musica (italiana).
Però la cosa non stupisce, del resto l'arte non esiste più e allora perchè mai dovrebbe resistere la musica?
Tutto l'esistente è sottomesso alla logica del profitto.
Il presentatore dovrebbe essere un semi anonimo personaggio che, con classe e grazia, presenta appunto i concorrenti in gara, invece è l'attore principale e fa tutto dalla scelta dei musicisti alle clip pubblicitarie.
I cantanti costretti dalle rispettive case discografiche, partecipano alla costruzione del personaggio da interpretare a seconda dei presunti gusti del pubblico del momento.
Ma la musica continua a latitare.
Quel che conta è altro.
Finte emozioni concordate a tavolino e polemiche da bettola di periferia: un marchese della banalità che canta una canzone con un testo che dice quel che molti pensano ma non hanno il coraggio di dire; un'anziana donna che mostra velatamente le proprie nudità per camuffare la perduta capacità di canto; la donzelletta cantante dell'ovvio che nel tempo del tetteculismo si presenta conciata come una scolaretta secchiona (do you know: clichè?); eccetera eccetera.
Piacciono? Non piacciono?
Non importa, l'importante è che si parli di tutto tranne che di musica.
Vince una canzone mediocre cantata da un personaggio costruito per la televisione.
A me, queste robe non piacciono.
Cambiare canale? Parlare d'altro?
Non basta.
Perchè, nel frattempo, sta porcheria resiste!