So che qualcuno storcerà il naso, ma, nonostante il rispetto che ho e che meritano, sono dell'idea che la commemorazione del tragico episodio in cui i sette lavoratori della ThyssenKrupp hanno perso la vita sia una presa per il culo!
Mi sembra l'ennesima occasione per farci dimenticare che la "guerra" è ancora in corso, infatti non manca giorno in cui non si contino caduti.
Vorrei parlare di un altro aspetto di questa guerra ossia delle vittime "indirette".
Eh sì, perchè tra le vittime del capitalismo rientrano anche i disoccupati e i licenziati!
Mercoledì sera in uno dei quartieri storicamente popolari di Torino, San Paolo, un ragazzo di trentasette anni, disoccupato, ha fatto un nodo ad una corda e si è impiccato allo stipite della porta della camera da letto.
Siamo vaccinati a questo genere di notizie, infatti rileggendola non ho la stessa sensazione di quando l'ho letta stamattina.
Riconosco in questo una certa forma di depravata abitudine al terribile, ci hanno educato bene e quasi non distinguiamo più il sapore schifoso di questa merda.
Inizialmente mi sono commosso, non me ne vergogno, poi la rabbia ha preso il sopravvento. Rabbia per come viene nascosta la verità.
Il cronista de "La Stampa" la mette giù come se si trattasse dell'ennesimo suicidio dovuto a chissà quali turbe esistenziali: " (...) Un destino da suicida. Questo si sentiva sulla pelle e in fondo ad ogni pensiero. (...) Come suo fratello, come sua sorella. Suicida. Un destino che ha perseguito l'altra notte, alla fine, in solitudine assoluta. L'ultimo messaggio alla fidanzata è rimasto nella cartella bozze del telefonino, mai spedito come molti altri sms pieni di frasi dolci, perchè senza soldi non si può nemmeno comunicare: «Goditi la tua vita, io me ne vado. Ti amo»".
La verità è un'altra.
La verità è che Alessandro S. era già morto, è morto nel momento in cui gli è stata tolta la dignità di Essere Umano, è morto nel momento in cui gli è stata affibbiata l'etichetta di :disoccupato= non utile!